mons. paglia.jpg
TERNI - ''Ci sono le leggi e debbono essere rigorosamente rispettate e sono necessari controlli piu' rigidi e piu' puntuali; e' sempre piu' indispensabile una cultura per la prevenzione che coinvolga tutti, dal primo all'ultimo; e c'e' bisogno che ciascuno sia responsabile in prima persona nel suo campo'': e' uno dei passaggi dell'omelia che il vescovo di Terni monsignor Vincenzo Paglia ha tenuto oggi in occasione della massa celebrata all'Ast di Terni. Quest'anno la celebrazione del Natale e' stata anticipata per farla coincidere con l'anniversario dell'incidente nel quale a Torino morirono sette operai. ''E' un modo per non dimenticare - ha detto monsignor Paglia -, ma soprattutto per pregare per loro, perpresentarli al Signore e chiedere a Dio che sostenga e consoli le loro famiglie''. ''Gesu' - ha affermato ancora il vescovo - nasce qui, in fabbrica, accanto alle linee e al forno. Nulla di quello che accade qui dentro gli e' estraneo. Tutto gli interessa. Ma non per calcolo di mercato. Quante volte purtroppo il lavoro viene travisato perche' schiavo del solo guadagno! Quante volte il profitto a qualsiasi costo diviene l'altare sul quale si sacrificano vite umane! Al Signore - ha sottolineato monsignor Paglia - non interessano ne' i profitti ne' i costi. A Lui interessano i suoi figli, tutti i lavoratori''. ''A Gesu' - ha detto il presule - interessavano senza dubbio quei sette operai di Torino che oggi ricordiamo in maniera particolare nella nostra preghiera: li mettiamo su questo altare. E con loro ricordiamo le loro famiglie, le mogli, i figli. Ed assieme a loro vogliamo deporre su questo altare anche le altre 1.200 vittime del lavoro decedute lo scorso anno in Italia. In tutto, infatti, sono state 1207. Ed e' bene ricordare nelle nostre preghiere anche i 25 mila operai che hanno subito incidenti sul lavoro; molti sono gravemente mutilati''. ''No, non possiamo rassegnarci a questa catena d'inferno'': e' l'appello che ha infine lanciato,affermando poi: ''le chiamiamo 'morti bianche', ma sono terribilmente nere com'e' nera quella catena infernale che non riusciamo a interrompere''. ''Si fanno gia' le statistiche dei morti dell'anno prossimo - ha aggiunto monsignor Paglia -, come se ci fosse un destino implacabile e inarrestabile. No, non possiamo rassegnarci a questa catena d'inferno''. Anche l'amministratore delegato di Tk Ast Harald Espenhahn, prendendo la parola nel corso della messa, ha ricordato i sette operai morti nell'incidente di Torino citando i loro nomi uno ad uno. Ha quindi espresso ''personale sofferenza per l'accaduto e vicinanza ai familiari delle vittime''. Espenhahn ha poi sottolineato che il silenzio dell'azienda ''e' stato volutamente osservato come forma di rispetto nei confronti dei congiunti degli operai morti e di chi e' istituzionalmente chiamato a fare luce sulla vicenda''. ''Di piu' - ha proseguito - non voglio aggiungere perche' ogni parola sarebbe fuori luogo''. L'ad di Tk-Ast ha comunque spiegato che tutto quanto garantito alle famiglie viene assicurato ''secondo le modalita' concordate''. ''Pur sapendo - ha affermato - che nulla potra' mai sostituire nel cuore dei loro congiunti l'assenza delle persone scomparse. Semmai questo aiuta ad alleggerire qualche preoccupazione - ha concluso Espenhahn - e a portare a compimento gli studi dei figli''. Condividi