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di Eugenio Pierucci Mentre Veltroni, dopo aver constatato che i giornali e le TV traboccano di cronache sui tanti casi di corruzione che riguardano molti suoi rappresentanti nei Comuni e nelle Regioni, assicura che non avrà pietà di nessuno e che intende fare pulizia in casa propria (quando al tempo stesso esprime solidarietà in toto ai suoi sindaci, assolvendoli a prescindere), fra i militanti e gli elettori del Pd si apre una profonda riflessione sullo stato deprimente di una certa "sinistra" italiana. Una riflessione che l'Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci, non se l'è sentita di ignorare ed è per questo che ha iniziato a pubblicare, in una rubrica intitolata "Tam tam dalle città" alcune delle tante lettere, mail, sms che le sono arrivate. Nel leggere questi brevi messaggi si ricava l'impressione di un popolo smarrito e che, soprattutto, si sente tradito per aver concesso fiducia a chi ha dimostrato di non saperla meritare. Un popolo che esprime anche rimpianto per un passato che non c'è più perché qualcuno l'ha voluto cancellare tracciando una profonda croce nera sulla storia di quello che era il più grande partito operaio dell'Europa occidentale. Il partito di Enrico Berlinguer del quale abbiamo ricordato ieri l'accorato richiamo al rispetto di regole e costumi di sobrietà anche nel Pci dell'epoca. Messaggio che, solitario, lanciò negli anni più della più sfrenata corruzione, quando il craxismo e la Balena bianca democristiana si spartivano sfacciatamente l'italia e le sue ricchezze. Il risultato che si è purtroppo ottenuto con la cancellazione del Pci, come ammette sconsolato proprio il fratello del leader prematuramente scomparso, Giovanni Berlinguer, in una interviste concessa sempre all'Unità, è che, "Rispetto all'inizio degli anni Ottanta si è prodotto un cambiamento negativo... Allora si parlava di 'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica', oggi si parla invece di dirigenti singoli, che giocano in proprio e calpestano ogni relazione sociale, l'impegno che mettono nel consolidare ed estendere le loro magagne travolge amministrazioni politiche, progetti ambientali, sviluppi culturali. In questa maniera si deprime profondamente la possibilità di far valere gli interessi dei cittadini". Ed è questo ciò che pensano anche tanti lettori dell'Unità, come Flavio, che scrive lapidario: Giusto non fare di ogni erba un fascio, per questo negli anni del Pci non sarebbe stato possibilevedere niente di simile a quello che vediamo oggi.. Gli fa eco S.F. che racconta a sua volta: Ero al supercato, ho visto gli occhi tristi di Enrico, non ho potuto fare altro che portarlo con me come quando lo seguivo. Le poche parole pronunciate da Berlinguer, riportate in prima pagina sono oggi attuali come allora, adesso sono più pesanti perché includono anche la sinistra, un sinistra che Enrico voleva diversa. Amministratori vi dovete rendere conto che voi siete stati eletti dai cittadini. Enrico tu sei morto per il partito e per l'ideale, questi amministratori fanno morire noi se non li buttiamo alle ortiche. E c'è anche chi rimpiange la sezioni di una volta, come Riccardo Cicero, che scrive: Rileggendo quanto riportato nella prima pagina sulla questione morale del Grande Berlinguer, provo un profondo senso di sconforto in ragione dell'attuale situazione sia dei politici di oggi, sia del Pd, per poi concludere, dopo altre considerazioni sulle ragioni della sconfitta elettorale, il radicamento al Nord della Lega, la vittoria di Alemanno a Roma e il caso Villari, abbiamo bisogno di un gruppo dirigente unito che si impegni a riprendere il dialogo con gli elettori (ah! quelle belle sedi di partito di una volta...). Profondamente deluso Giordano Pacchetti dice: Mi sono iscritto al Pci quando Berlinguer pose la questione morale, ho sperato nel Pd che facesse sua la battaglia contro l'occupazione dei partiti di tutte le istituzioni dello stato, enti locali, ospedali, Rai Tv, aziende pubbliche, ecc. ecc. e che iniziasse un nuovo modo di fare politica che ridesse fiducia e speranza agli italiani, ma dopo gli ultimi eventi di Napoli, Firenze, d'Abruzzo, il caso Villari e per ultimo le continue lotte intestinali del Pd, sto perdendo la fiducia. Anche per Giovanni Di Nino Nulla è cambiato rispetto alla denuncia fatta allora da Enrico Berlinguer. Non mi interessa di quanto accade negli altri partiti; penso soltanto alle sorti del Pd. E' giunto il momento di mettere la palla al centro: basta con virtuali contrapposizioni D'Alema-Veltroni, basta con la rissa sulla collocazione del Pd in sede europea, basta con le ammuine di personaggi che ricoprono incarichi (alti) in regioni, province (cerchiamo di abolirle al più presto) ancora oggi inquisiti per reati di mala-politica o mala-gestione della cosa pubblica e restano lì incollati alle poltrone, scaricando su tutto il partito responsabilità. Infine (ri)lanciare il tesseramento e dare il potere agli iscritti per evitare l'auto-rigenerazione di quadri dirigenti che non hanno più nulla da dire. Ci sono poi G. Piccarreta e A. Morganti che invitano a liberarsi della zavorra e scrivono: ogni volta che emerge la consapevolezza di cosa la politica sia divenuta (o è sempre stata?) o, meglio, di quale sia oggi la qualità del ceto politico e delle tecniche di amministrazione e governo più di tendenza, riesce fuori Berlinguer e il suo monito sui partiti che hanno occupato lo Stato. Per un po' se ne discute, poi tutto finisce lì. Una volta a chi diceva che destra e sinistra (sotto certi riguardi) fossero in fondo la stessa cosa, si rispondeva orgogliosamente accusando di qualunquismo l'accusatore ed esibendo la "famosa" diversità come una clava. Era esagerato già allora, ma oggi non è più possibile nemmeno questo. Lo diciamo con la morte nel cuore. In questo Paese c'è un grande bisogno di sinistra. Col Partito Democratico (con tutti i suoi, persino evidenti, limiti) sembrava di essere arrivati all'ultimo ormeggio dopo la lunga navigazione partita dalla Bolognina. E invece temo non si sia ancora "scollinato" davvero. L'impressione è che ci vorrà un altro strappo, un altro bel "trauma", una nuova discontinuità (politica, generazionale, culturale, di metodi), a cui non so nemmeno se il Pd avrà la forza e la consistenza di resistere. C'è ancora molta "zavorra" da liberare. Vedremo". Infine Fausto Cigni di Modena: cite>"Mi iscrissi al Pci ai tempi di Enrico Berlinguer; quando pose la questione morale c'era chi lo derideva, il tempo sappiamo che gli diede ragione. Oggi mi pare evidente che ci sia una situazione che necessita di essere approfondita, fermiamoci e facciamo piazza pulità finché siamo in tempo". Che dire. Possiamo osservare che in molti di questi messaggi si ipotizza, in buon fede, la possibilità di ripulire un partito che, evidentemente, appare, agli occhi di chi lo ha descritto, assai sporco, di rinfrescare, insomma, una baracca logora e poco attraente. Non c'è la consapevolezza di chi e perché è perché ha fatto il danno, tanto che c'è anche anche chi, ricordando la Bolognina, considera quel funesto strappo addirittura salutare, ed anzi ne invoca un altro ancora che ci liberi della zavorra rimasta, non conscio che questa non è eredità del disciolto Pci, bensì è stata raccolta dopo, cammin facendo, proprio perché della "questione morale" invocata da Berlinguer hanno fatto scempio. Dobbiamo onestamente anche ammettere che fra quanti deridevano Berlinguer per le cose che diceva, non pochi militavano nel Pci e tanti di essi sono stati protagonisti della Bolognina e dei successivi passaggi che ci hanno portato al pateracchio dell'attuale Pd, un partito che non sa neppure che cos'è perché non ha più un'ideologia tanto che, vergognandosi dei suoi trascorsi, è arrivato persino all'abiura del persino del socialismo. E' per questo che non comprendiamo come tanti compagni che hanno militato nel Pci di Berlinguer possano continure a militare in questo "non partito", auspicandonun suo possibile "risorgimento". Chi si intende di costruzioni sa che per rimettere in sesto una casa che è stata diroccata dall'incuria dei suoi abitanti non servono abbellimenti di facciata, bensì ci vuole un profondo restauro che parta dalle fondamenta. Solo riportando quella casa allo stato primitivo diverrà di nuovo abitabile e confortevole. Lo stesso dobbiamo fare per la Sinistra che va rifondata per il bene del Paese, gettando via la zavorra che l'ha appesantita, ma per fare ciò ci vuole l'impegno di più e più compagni. Condividi