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ROMA - Dopo la tragedia alla ThyssenKrupp di Torino, Alessandro Portelli ha ripreso in mano il suo libro di 23 anni fa, 'Biografia di una citta' pubblicato da Einaudi nel 1985, in cui aveva raccolto la storia Terni e della sua acciaieria, divenuta anch'essa negli anni ThyssenKrupp e dove sono stati trasferiti molti operai torinesi negli anni passati, che altrimenti avrebbero perso il posto. E' nato cosi' 'Acciai speciali (Terni, la Thyssen, la globalizzazione)' che esce in questi giorni edito da Donzelli (pp. 240 - 25.00 euro), mentre domani in prima serata uno speciale a Ballaro' su Raitre presenta il film di Calopresti 'La fabbrica dei tedeschi' (anche appena arrivato in libreria, volume + dvd, nella Bur Senzafiltro Rizzoli - 19,50 euro). Portelli racconta di aver lavorato come sempre raccogliendo testimonianze e scrivendo quella che viene definita narrazione orale, che ha una lunga tradizione nei paesi anglosassoni, ma anche da noi ormai vanta una sua scuola. ''Quando andavo in giro per raccogliere musiche e canzoni per il Nuovo Canzoniere Italiano mi accorsi che quel che mi appassionava erano i racconti deivecchi correlati a quei testi. Cosi' ho cominciato a lavorare su quelli e anche adesso sono stato a sentire operai, pensionati, cittadini,registrandone il linguaggio diretto, forte, il pathos e la partecipazione''. Portelli parte dal 2004, quando la multinazionale tedesca decise la chiusura a Terni del reparto magnetico, quello d'avanguardia, suscitando una mobilitazione straordinaria, come non si vedeva dai tempi della grande rivolta operaia per i 3000 licenziamenti del 1953, al centro della sua precedente indagine. Oggi verifica subito come la Thyssen sia ormai una impresa globalizzata ''in cui, chi decide, non ha contatti con le realta' locali, lo fa da lontano e dall'alto. E' quello che viene chiamato il nuovo feudalesimo industriale, cosi' che le realta' locali, gli enti locali preoccupati per le ripercussioni sociali si trovano a non avere piu' un interlocutore reale. In piu' le altre fabbriche in India, Brasile, Stati Uniti fanno si' che gli opera italiani si trovino in competizione con altri in aziende sparse per il mondo, che hanno regole e costi diversi. Quindi, per la Thyssen, la vicenda di Terni o Torino diventa quasi irrilevante''. Ma cosi' non e' per chi la vive in prima persona e questo libro ce lo dimostra coinvolgendoci nelle storie raccontate in diretta, in prime persona da uomini tra i 25 e i 35 anni, che mostrano senso di frustrazione, delusione, sofferenza per la sconfitta. Condividi