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Daniele Segre è un regista indipendente di Torino dove ha fondato lo studio "I Cammelli". La sua ultima opera "Morire di Lavoro" getta uno sguardo drammatico e realistico sulle morti nei cantieri edili. Una parte degli infiniti drammi italiani sul lavoro. La sua opera verrà proiettata giovedì prossimo alla Zenith di Perugia. Un occasione importante per conoscere da vicino la sua opera e il suo pensiero. Segre ha trovato difficoltà nel reperire testimonianze per il suo film sul lavoro? In molti casi la gente non parla per paura dei datori di lavoro....o di minacce persino ai familiari delle vittime.. Sinceramente no. Forse perchè sono in grado di rispettare le vittime di tanto dolore nonostante sia costretto a ripercorrere quei drammi fortissimi. Eppoi riesco a far capire che la loro voce non verrà alterata né strumentalizzata. Le difficoltà maggiori le incontro con la controparte nelle morti sul lavoro, Nel suo fil Morire di Lavoro tratta molti casi di incidenti nel Paese. C'è qualcuno che l'ha colpito più di tutti? Direi tutti per la drammaticità della solitudine e la rabbia di chi resta, ma c'è un caso sinceramente emblematico. Una donna che ha perso nel giro di 15 mesi prima il figlio - schiacciato da un carico che ha perso una gru - e poi il marito per via di un ponteggio traballante. Questo è avvenuto in Lombardia. Pensi che la donna aveva scritto una lettera all'Asl con tanto di nome e cognome per denunciare l'anomalia di quel ponteggio che gli aveva spiegato il marito. Tre giorni dopo è successa la tragedia. E l'Asl avra fatto finta di niente... No. Gli hanno mandato una lettera nella quale si chiedeva scusa ma non avevano il personale sufficiente per fare dei controlli in quei giorni. Spesso si muore sui cantieri per poche migliaia di euro che servirebbero per i materiali di sicurezza dei lavoratori. Pochi denari a fronte di aziende con bilanci milionari... Guardi il vero problema è un altro. E si chiama sub-appalto. Aziende piccole che per fame prendono appalti al ribasso e quindi per rientrarci devono tagliare su tutto: in primis sulla sicurezza. Una situazione di illegalità che potrebbe essere bloccata sia a livello di cantiere che in fase di amministrazione. Diciamoci la verità: nei casi che ho seguito spesso molti operai si rifiutano di usare le protezioni. Non l'ha riscontrato anche lei? "Purtroppo sì. Spesso per troppa sicurezza di sé, a volte per non perdere tempo. Insomma manca una vera e propria cultura della sicurezza nel nostro Paese che va dall'imprenditore fino al dipendente. Il suo lavoro in Dvd è molto proiettato nelle scuole. Le istituzioni vogliono portare la questione sicurezza in mezzo ai giovani. Ma non si fa nulla.... Sono tutti d'accordo a caldo ma quando bisogna essere decisi e uniti per prendere una decisione poi non si fa nulla. Qualcosa invece si muove tra gli enti locali dove si realizzano dei fondi veri e propri di emergenza per i familiari delle vittime. Denari, magari non tanti, ma che sono un segnale contro la solitudine e contro la disperazione di chi rimane. E sono anche utili, questi fondi, perchè spesso chi ha sbaglia e deve pagare diventa nullatenente o sparisce". Condividi