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Il bar di via Veneto, simbolo della “dolce vita” romana è stato al centro di un’inchiesta della guardia di finanza. Il locale, acquistato per oltre sei milioni di euro dalle cosche che fanno capo alle famiglie dei Piromalli, dei Vottari-Pelle, degli Alvaro e dei Giorgi - Clan che negli ultimi due anni hanno investito milioni e milioni di euro in attività commerciali nel centro storico di Roma- è per il 20% di proprietà del noto imprenditore umbro Stefano Todini, unitosi in matrimonio lo scorso ottobre con l’attrice napoletana Patrizia Pellegrino. Sotto la lente degli investigatori c’era proprio il passaggio di proprietà del Café de Paris formalmente acquistato da Damiano Villari, 39 anni , calabrese, con a carico una denuncia per molestie sessuali nei confronti di una sua dipendente a Reggio Calabria nel 2006. Villari per soli 100 mila euro avrebbe acquistato l'80% delle quote del locale dalla Delta Group dell'imprenditore umbro. Ma secondo accertamenti degli inquirente alla Delta Group di Stefano Todini sarebbero stati corrisposti ben 5 milioni di euro in contanti per l’acquisto del locale. Villari viene indicato, inoltre, come un affiliato del clan degli Alvaro. L’imprenditore ha sollevato obbiezioni a questa ricostruzione come riporta cronaca24 citando una nota dell’agenzia di comunicazione di Klaus Davi. Per questo l’imprenditore umbro, "in proprio e nell'interesse anche della Delta Group srl, ritenendo gravemente lesive della sua reputazione di noto e stimato imprenditore a livello nazionale", ha "dato mandato ai suoi legali di avviare, presso le competenti sedi giudiziarie, le opportune azioni, in sede civile e penale, nei confronti degli autori di una operazione di grave disinformazione verso l'opinione pubblica". Negli ultimi anni, Stefano Todini , ha puntato molto sul rilancio del turismo in Umbria, particolarmente a Todi e per questo ha costituito la società Dolce Vita productions con la quale ha anche realizzato un film , "Come le formiche " , interamente girato in Umbria. Condividi