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Il segretario regionale del Pdci, Roberto Carpinelli, commenta con toni assai allarmati i dati diffusi dalla Cgil e dalla Provincia di Terni, resi noti attraverso la stampa locale, riguardo ai livelli occupazionali nella nostra regione. Riferendosi in particolare alla cifra note dal Nidil-Cgil, il sindacato dei cosiddetti lavoratori atipici, Carpinelli nota come questi stiano purtroppo diventando sempre più “tipici” e ciò perché “i co.co.pro in Umbria sono circa 13.000, e le aziende umbre che utilizzano lavoratori a progetto, nel 2004, sono state 7332, contro le 3359 del 1996”. Ciò fa dire al segretario regionale dei Comunisti Italiani che “I lavoratori a progetto crescono di mese in mese, quasi che questo tipo di contratto sia oramai divenuta la forma ‘normale’ per assumere dipendenti”. “Basti pensare – osserva - che, nel giro di otto anni, i contratti a progetto, sempre secondo Nidil, sono cresciuti del 118%”. Cifre “fredde” che però illustrano per Carpinelli “una realtà inquietante, che il nostro partito cerca quotidianamente di mettere all’attenzione dell’agenda politica. Perché, al di là dei numeri, la realtà è che 13.000 lavoratori, in particolar modo giovani, non sono in grado di costruirsi un futuro, non sono in grado di costruire una famiglia, non sono in grado di comperare una casa, perché impossibilitati ad accedere ad un mutuo, se non aiutati dai genitori. Ed i loro diritti in ambito lavorativo, seppur aumentati rispetto alla Legge 30, rimangono pochi, con il risultato che, questi giovani, si vengono a configurare come gli sfruttati del nuovo millennio”. Quanto, invece, ai dati che ci provengono dal “Rapporto sul mercato del lavoro”, pubblicato dalla Provincia di Terni e relativo al primo semestre del 2007, questi –afferma Carpinelli – “fotografano un’altra situazione che da tempo stiamo denunciando, ossia quella relativa alla difficile condizione del lavoro femminile: il 67.2% dei disoccupati iscritti ai Centri per l’Impiego di Terni ed Orvieto sono donne, soprattutto con alta scolarizzazione. Un trend, questo, in linea con quello nazionale, che vede le donne sempre più svantaggiate rispetto ai propri colleghi maschi. Lo ripetiamo da tempo, non è questione di femminismo, ma di pari dignità tra i sessi, soprattutto se si tiene conto che le donne sono, scolasticamente, in media sempre più preparate degli uomini”. “È stato fatto tanto, in Umbria – sostiene Carpinelli -, per la stabilizzazione dei precari, soprattutto nella Pubbliche Amministrazioni, grazie alla Finanziaria dell’anno passato e a quella attuale, che ha permesso agli enti di procedere in questo senso. Tanto, però rimane ancora da fare, non dimenticando che la stabilizzazione del lavoro, soprattutto per giovani e donne, deve essere intesa non solo come sistemazione di coloro che oggi dispongono di un rapporto di lavoro precario, ma anche come aiuto per superare la difficoltà di trovare un’occupazione conforme alla propria preparazione scolastica e professionale”. “Solo operando in questo modo è la sua conclusione - si potrà ridare fiducia e speranza a tanti giovani e donne, che altro non chiedono alla classe politica che la possibilità di non essere considerati ‘bamboccioni’”. Condividi