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di Nicola Bossi Le critiche sui giornali e gli attacchi del personale, non hanno minimamente scalfito il commissario straordinario dello Zooprofilattico dell'Umbria e delle Marche; l'ente che in questi anni di crisi alimentare messa in pericola dalla malattie veterinarie, come la mucca pazza e l'aviaria. Il Commissario, che è lo stesso che ha gestito l'ente per 10 anni (insomma un commissario che controlla suo operato....), si è incaponito che i dirigente con laurea se vogliono rimanere nell'ente devono essere declassati a tecnici senza laurea. Oltre ad essere un falso professionale non è scritto dea nessuna parte del mondo e soprattutto negli altri istituti italiani non accade questo. Ma questa sua decisione ha comportato il licenziamento in tronco di 9 dirigenti che non si sono voluti declassare laurea e stipendio. Questi hanno vinto anche un ricorso con il Tar che ha sospeso la direttiva del Commissario. Ma niente da fare. Ora sono scesi in campo anche i sindacati e promettono battaglia per questi abusi sul lavoro. "Malgrado gli spazi - si evince - che la legge Finanziaria consente, a vari veterinari e biologi, che fino al mese di dicembre hanno prestato la propria opera, in media da oltre 6 anni, seppur con rapporti di lavoro precario, non viene ora rinnovato il contratto, solo perché si sono rifiutati di essere inquadrati tra i tecnici non laureati. Sarebbe come se tutti i medici precari del servizio sanitario venissero inquadrati come infermieri-coordinatori (caposala) e gli si chiedesse però di continuare a svolgere mansioni da medici! E' assurdo solo ipotizzarlo. Il sindacato ha fiducia nel ruolo che l’assessore e l’intera giunta regionale dell’Umbria, di concerto con la Regione Marche, svolgeranno nelle prossime ore per decidere il futuro della vita dei professionisti discriminati. Ora si è in attesa di un incontro urgente con la Regione per sciogliere le ambiguità delle decisioni assunte dal Commissario (che tra l’altro è l’ex direttore generale che ha gestito lo Zooprofilattico negli ultimi 10 anni), il quale deve rispondere del suo operato a chi ha commissariato l'Istituto". La parola passa alla Regione. Condividi