prodi1.jpg
Pur fra tante evidenti difficoltà e contraddizioni, il tanto bistrattato governo di centro sinistra è finalmente riuscito a mettere d’accordo anche gli osservatori internazionali più severi sul risanamento dei nostri conti pubblici: in un anno e mezzo - da tanto è in carica il gabinetto Prodi - è stato compiuto un miracolo che ci è stato riconosciuto per prime dalle grandi agenzie internazionali di rating (S&P, per esempio, ha usato il termine “notevoli” per definire i progressi compiuti), ma ancor più significativi sono da considerare gli apprezzamenti di chi fino a ieri non perdeva occasione per tirarci le orecchie, pretendendo che agli italiani fossero imposti ancora maggiori sacrifici di quelli, non pochi, che avevano già dovuto sopportare. Ci riferiamo in particolare al commissario Ue agli Affari Monetari, Joaquin Almunia, quello che, quando con Berlusconi al governo il nostro debito pubblico cresceva a dismisura, non si faceva mai sentire, anzi (ricordate il fantasioso ministro delle finanze Tremonti, quando rispondeva ad ogni critica sostenendo che i suoi conti erano stati approvati dalla Ue?), e che si è messo a fare il severo non appena a Palazzo Chigi ci ha messo piede Prodi. Secondo lui, quanto non era stato fatto per decenni, il governo di centro sinistra lo avrebbe dovuto fare in un sol colpo, affamando gli italiani. Altrimenti – profetizzava – saranno guai peggiori. Ultimo rilievo negativo, che aveva fatto scatenare all’unanimità il centrodestra, appena tre mesi fa, a ottobre, quando riferendosi alla Finanziaria l’aveva giudicata "poco ambiziosa" sul fronte della spesa. Ebbene, le sue fosche previsioni si sono dimostrate non errate, ma erratissime, tanto che ci viene da chiederci cosa ci stia ancora a fare, alla guida di un organismo europeo così delicato e importante, un economista che commette errori di valutazione tanto gravi dei quali ha dovuto prendere atto obtorto collo: “I dati positivi del 2007, migliori delle attese” rappresentano – ha detto ieri - "notizie molto positive e il miglioramento del deficit è assolutamente benvenuto". Aggiungendo poi che il dato è "molto buono soprattutto per l'economia italiana e i suoi cittadini" che "aiuterà a gestire in condizioni migliori queste turbolenze finanziarie" e consentirà di "provare a mantenere un tasso di crescita e occupazione adeguato". Tre mesi scarsi ed il suo linguaggio si è completamente rovesciato. Una contraddizione così evidente che farebbe arrossire perfino un bambino all’asilo. Ora è arrivato da Malta, dove Prodi è in visita di Stato, il giudizio non meno positivo di Jean-Claude Trichet, presidente della Bce che - rende noto il premier al termine di un colloquio informale fra i due - "ha molto apprezzato il cambiamento a 180 gradi della nostra economia". Anche se, "naturalmente dal punto di vista di un banchiere centrale", Trichet non ha perso l'occasione di ricordare all'Italia la necessità di "stare in guardia rispetto al fenomeno inflazionistico" che appare in ripresa in tutta Europa. Alla buonora, siamo tornati ad essere considerati un Paese normale, alla stessa stregua dei nostri partner europei. Diciamo ciò non certo per sostenere che le difficoltà del nostro Paese siano state interamente superate e che, quindi, tutto va bene. Così certamente non è visto che il peso fiscale si è fatto pesante soprattutto per le famiglie a più basso reddito: c’erano i margini – come aveva suggerito la Sinistra – per distribuire più equamente i sacrifici prevedendo aliquote irpef assai più favorevoli per i redditi più bassi, così da avviare sin da subito quell’opera di redistribuzione della ricchezza per la quale gli elettori ci hanno affidato la guida del Paese e che il governo nazionale pare finalmente intenzionato ad attuare. Come c’era pure la possibilità di un rientro più graduale del deficit, ma furono preferiti allora i consigli della componente “liberal” della coalizione a quelli della “sinistra radicale e massimalista”, come tentarono sprezzantemente di liquidarci. Avevamo ragione noi, ma il danno è stato ormai fatto ed il governo Prodi non ne ha certo guadagnato in popolarità. Ora ci sono le condizioni per rimediare, sempre che ci lascino il tempo per farlo, prima che la “campagna acquisti” avviata dal cavalier Berlusconi riesca a far passare dalla sua parte quel manipolo di senatori “liberal” che gli serve per mettere in crisi il governo di centrosinistra. La strada che dobbiamo percorrere è, dunque, ancora lunga e disseminata di ostacoli. Avremo perciò bisogno di ancora tanta pazienza e perseveranza. Condividi