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di Isabella Rossi Sguardo limpido e penetrante, tratti delicati e spirito indomito. La presenza di Giovanna Zucconi al Trevi Noir, la rassegna libraria che ha anticipato Umbrialibri 2008, non è solo un omaggio alla letteratura ma una lancia spezzata a favore dell'impegno. E' con quel tono garbato e promettente, che placa e incuriosisce senza ricorrere mai a frasi ad effetto né a retorica inflazionata, che la giornalista ha presentato a Trevi Noir il vincitore, molto speciale, di un premio letterario dedicato al racconto Noir. E Giambattista Scarfone, detenuto al carcere di Spoleto e vincitore del premio Michael Gregorio, (pseudonimo formato dal nome e dal congnome della coppia letteraria Daniela De Gregorio e Michael G. Jacob, curatori del festival e ideatori del premio, ndr), ha molto da ringraziare a Giovanna Zucconi. Non solo perché il suo racconto “L’imprevisto” ha ottenuto i consensi della giuria ma perché la giornalista, contattata anni prima dallo stesso detenuto che chiedeva un parere sui suoi romanzi, ben sedici scritti dietro alle sbarre, ha seguito questo signore nel suo percorso artistico, aiutandolo a trovare una sua modalità espressiva. Del resto quello di Giovanna è un curriculum che parla di impegno serio e costante in un settore, quello della cultura, che in Italia richiede una profonda vocazione. Dalle collaborazioni con “Stampa” ed “Espresso” alla trasmissione di attualità e dibattito “Sumo”, su Radiodue, ora alla quarta stagione, ad “Effe”, la rivista di libri a più ampia diffusione in Italia, lettura di culto per decine di migliaia di appassionati ideata per Feltrinelli. Al grande pubblico è arrivata con “Pickwick” nel 1994 affiancando Alessandro Baricco. Recentemente è tornata con il programma letterario Gargantuà, spostato in terza serata, e da un paio di anni tiene una seguitissima rubrica di libri all’interno della trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”. Giovanna, dunque, non si limita a leggere e a scrivere di cultura ma gira l’Italia partecipando a Festival letterari sempre affollatissimi. Le piace uscire dai libri e guardare in faccia la gente, toccando con mano le tante realtà del nostro paese. E lo fa con garbo, quasi da spettatrice. Qual è il tuo rapporto con la letteratura? C’è sempre stato, sin da bambina e devo ringraziare la famiglia dove sono nata per questo. Io ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace. E c’è una ricetta particolare per poter farlo al meglio? Io non sono un critico letterario, un giornalista è sempre un dilettante. Ho un interesse ad occuparmi sempre di cose diverse ogni giorno. Mi piace ascoltare. Molti italiani pur non leggendo molto sentono il bisogno di scrivere Ci sono dati statistici che dicono che nella scolarità di massa i numeri dell’alfabetismo sono interessanti e dimenticati. Scrivere è un gesto molto semplice solo in apparenza. Credo che la possibilità di esprimersi sia un bene da un punto di vista intellettuale. Fare della scrittura una professione non è facile in Italia L’industria editoriale italiana ha un suo sistema di selezione. Esistono dei filtri. Del resto non sarebbe possibile agire altrimenti, ogni giorno arrivano migliaia di manoscritti. Le persone che li leggono devono essere pagate. E’ chiaro che le case editrici sono imprese. Quali sono gli strumenti di selezione? Possono essere agenzie esterne. Oltre ai canali tradizionali, ci sono ora i blog in internet, le riviste specializzate, i concorsi letterari, le scuole di scrittura. Negli anni cinquanta la letteratura in Italia era qualcosa di molto più elitario. E l’industria editoriale italiana pubblica tanto e pubblica bene, in quanto industria. Si traduce molto, negli Usa solo il tre per cento. C’è un’apertura al nuovo. Quanto conta la visibilità dell’autore per il successo del libro? Conta perché c’è un pubblico Quali generi sono più amati dal pubblico oggi? Negli ultimi anni c’è stato un grande ritorno del giallo e del noir Come gestisci i tuoi tempi, tra impegni e vita privata? Io quando lavoro mi diverto e quando mi diverto lavoro. Il mio lavoro va un pochino a fasi, in questo momento c’è un periodo di calma e di incontri pubblici. Mi piace la solitudine nel mio lavoro e mi piace avere contatti diretti con la gente. L'unica regola è di essere onesti con il pubblico. Il pubblico è sempre meglio di come te lo raccontano i padroni della televisione. Condividi