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PERUGIA - Si è fatta di colpo più difficile la posizione di Raffaele Sollecito in ordine all’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa nell'abitazione di via della Pergola a Perugia lo scorso 1 novembre, dopo che la polizia scientifica ha trovato tracce del suo Dna sul reggiseno delle ragazza. Questo avvenimento collocherebbe di fatto il giovane studente barese nella scena del delitto, avallando l’accusa per la quale è attualmente detenuto nel carcere di Capanne, ovvero di omicidio e violenza sessuale in concorso con Amanda Knox e Rudy Hermann Guede. Il Dna è stato isolato su un pezzetto del reggiseno, forse un gancio, che la squadra Ert (esperti rilevamento tracce) della polizia scientifica diretti da Alberto Intini ha recuperato nel secondo sopralluogo effettuato nella casa di via della Pergola, un mese dopo l'omicidio. Dal reggiseno infatti - dove la scientifica aveva individuato il dna di Rudy Hermann Guede - manca un pezzetto di stoffa, vicino ai gancetti della chiusura, che non era stato trovato e dunque repertato in occasione dei rilievi effettuati subito dopo l'omicidio. Una volta recuperato, il frammento è stato analizzato ed è emerso il codice genetico di Raffaele Sollecito. Gli esperti, inoltre, hanno accertato che il pezzo di stoffa non è stato strappato, ma tagliato con un coltello. E il dna è stato trovato proprio vicino al taglio. Quello scoperto dalla polizia è l'elemento scientifico che gli inquirenti stavano cercando per confermare definitivamente le loro ipotesi investigative e cioè la presenza di tutti e tre i giovani in carcere sulla scena del delitto. Rudy sarebbe infatti incastrato da diversi elementi: il cromosoma Y individuato sul tampone vaginale effettuato su Meredith che coincide con quello estratto da un frammento di carta igienica nel water dell'abitazione, l'impronta insanguinata di una mano sul cuscino che era sotto il cadavere della studentessa e il dna trovato sul reggiseno. Contro Amanda pesano invece le macchie di sangue trovate nel bagno: due in particolare, che presentano entrambe tracce di dna misto della ragazza americana e di quella inglese. Una trovata all'interno del lavandino, vicino allo scarico, e l'altra su una scatola di cotton fioc appoggiata sul bordo dello stesso lavabo. La presenza del dna misto delle ragazze, è l'ipotesi investigativa, conferma se non la partecipazione diretta di Amanda all'omicidio almeno la sua presenza sulla scena del delitto e, soprattutto, non può far escludere che l'americana avesse le mani sporche del sangue della vittima e se le sia andate a lavare nel lavandino. Quanto a Raffaele, fino ad oggi gli elementi a disposizione degli inquirenti erano il coltello da cucina trovato a casa sua sul quale è stato isolato sia il dna di Amanda (sul manico) sia di Meredith (lungo la lama) e, soprattutto, le numerose versioni raccontate agli inquirenti e smentite dalle indagini. Quella sera, ha sempre detto Sollecito, “ho lavorato al computer”: ma l'analisi della polizia postale sul pc ha stabilito che non c'è stata “interazione umana”.Così come non c'è stata la telefonata con il padre e così come non è mai stato spiegato perchè alle 5 del mattino del 2 novembre il giovane ha riacceso il telefono, spento dalle 8.30 della sera prima, quando ha sempre detto di essersi svegliato alle 10.30-11. Riguardo a questa nuova scoperta, i difensori del giovane, gli avvocati Marco Brusco e Luca Maori non hanno voluto fare alcun commento. I legali si sono limitati a spiegare di essere in attesa di sapere dove siano state esattamente individuate le tracce del codice genetico. Condividi