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I più giovani non possono sapere di chi stiamo parlando. Si tratta di un personaggio popolare, che non si sa se sia veramente esistito, che si vantava di aver fatto tutto lui. Una sorta di Superman locale al quale nessuna impresa era impossibile, neanche la più assurda. Ce lo ha fatto venire in mente il capo degli industriali umbri, Mario Fagotti, quando nella conferenza stampa di stamani ha attribuito interamente agli imprenditori il merito del “piccolo miracolo economico” che l’Umbria ha conosciuto nell’anno passato da poco. A dire la verità la cosa non è nuova, perché l’Istat aveva assai prima di Confindustria rimarcato il buon andamento dell’economia umbra nel 2007, sottolineando in particolare una crescita del pil regionale ben al di sopra della media nazionale (2,4% rispetto all’1,7%) ed una crescita ancora più sostenuta delle nostre esportazioni (oltre 7 punti in più del pur brillante exploit nazionale che ha fatto segnare un incremento dell’11,2%). A tutto ciò Fagotti ha aggiunto che anche la produzione industriale ha continuato a crescere di circa l’1,5% rispetto al 2006, e sono cresciuti anche gli investimenti (+3,5%), come pure l’occupazione (ma anche questo dato era stato rilevato dall’Istat, con l’Umbria che era andata ancora una volta ben al di là della media nazionale), e si è particolarmente compiaciuto per l’export che – ha detto – “è schizzato verso l’alto”. Tutto bene, dunque e ce ne compiacciamo anche noi, se non che speravamo che almeno in questa circostanza, nel prendere coscienza di tanto ben di Dio, il presidente Fagotti ed i suoi colleghi industriali umbri lasciassero almeno per un attimo da parte le consuete lamentazioni nei confronti della politica che, naturalmente, è costantemente disattenta rispetto alle loro esigenze. Avremmo sperato, tanto per dirne una, che alla politica, o meglio ancora, al governo delle istituzioni pubbliche, tanto locali che nazionali, avessero riconosciuto almeno un briciolo di questo merito, e invece no, come Cagini hanno fatto tutto loro. Così, per Fagotti e per i suoi, abbiamo da un lato tutti i buoni e i bravi: gli industriali, manco a dirlo! Mentre i cattivi ed i somari starebbero tutti dall’altra parte. Eppure avevamo ascoltato ben altri apprezzamenti ai vari “Tavoli per lo Sviluppo”, allorché si trattava di prendere quanto la tanto bistrattata politica concedeva loro. Sentite un po’ e giudicate voi. Le aziende - ha detto ancora Fagotti – “sono state protagoniste delle crescita perché hanno saputo realizzare uno straordinario processo di trasformazione”. Hanno puntato sulla qualità e sulla innovazione, sul miglioramento della creatività, del servizio e della ricerca. “Ricerca ed innovazione - ha spiegato - che spesso per le piccole imprese non è contabilizzata e rilevata statisticamente. Il boom del commercio estero è perciò l'esito di un processo di intensa ristrutturazione che molte aziende umbre hanno saputo fare in questi anni nonostante l'euro forte”. Non una parola neanche per i lavoratori che, evidentemente per il presidente Fagotti sono dei semplici accessori del tutto ininfluenti nel determinare questo processo di crescita Quei lavoratori che a compenso delle loro prestazioni hanno visto diminuire considerevolmente il potere di acquisto dei salari, mentre i profitti di lor signori (sui quali non ha speso neppure mezza parola) si sono contemporaneamente moltiplicati. Di contro ha detto: “Manifestiamo preoccupazione per la lentezza del processo decisionale del governo regionale”, sottolineando che “è ormai sotto gli occhi di tutti il dualismo fra i tempi, l'operatività e la proiezione internazionale del settore produttivo privato da un lato ed i tempi della politica dall'altro”. Oltre a ciò ha anche denunciato “il diffondersi dell'ideologia del 'no' che potrebbe mettere in seria difficoltà nel breve periodo la regione in campo ambientale e in tema di dotazione infrastrutturale”. Ciò in sostanza vuol dire che “la forbice tra impresa e politica si sta ampliando e per mantenere l'unitarietà d'azione del territorio occorre un riallineamento, perché non è possibile immaginare che l'Umbria possa andare a due velocità, senza che ciò comporti uno scollamento tra i suoi attori, o, peggio ancora, un affievolimento delle capacità di crescita”. “E' una prospettiva - ha concluso - che va fortemente contrastata, perché non gioverebbe né all'impresa, né al resto della comunità”. Che dire, la Presidente Lorenzetti aveva data una diversa interpretazioni dello stato delle relazioni industriali in Umbria nel corso della “sua” conferenza stampa di fine anno, descrivendo un clima certamente più idilliaco e collaborativo. Aveva evidentemente equivocato. Insomma, se l’economia italiana si è rimessa in moto, e con essa ancor più quella umbra, è perché i nostri imprenditori hanno fatto come Cagini e si sono rimboccati da soli le maniche. Quando mai hanno avuto un euro di contributo pubblico? E il taglio del cuneo fiscale, tanto per dirne una, che fine ha fatto? Sara il caso di chiederlo a “Chi l’ha visto?”. Condividi