Confindustria2.jpg
di Maurizio Troccoli La Confindustria umbra, all'appuntamento annuale con la stampa, gonfia il petto marcando una distanza dalla lentezza della politica di casa nostra e inneggiando ai risultati ottenuti quest'anno sul fronte dell'export, della produzione e dell'occupazione: «Manifestiamo preoccupazione per la lentezza del processo decisionale del governo regionale», ha detto il presidente, Mario Fagotti, rilevando che «è ormai sotto gli occhi di tutti il dualismo fra i tempi, l'operatività e la proiezione internazionale del settore produttivo privato da un lato ed i tempi della politica dall'alto». Pronta la replica di Stefano Vinti, segretario di Rifondazione comunista – Sinistra europea che puntualizza: “Se è vero, come è vero che la politica è in ritardo sul fronte delle infrastrutture e sull'aspetto decisionale che riguarda le tematiche ambientali, di certo il mondo dell'impresa non l'aiuta spingendo sistematicamente sulla politica del mattone, invece di dare ossigeno ad altri settori come quello manufatturiero che incide nel pil umbro con 5 punti percentuali in meno rispetto a quanto avviene in Toscana e nelle Marche; di contro ai dati dell'edilizia che evidenziano un vantaggio dell'Umbria di 10 punti percentuali nella realizzazione della ricchezza regionale”. “E di certo non l'aiuta – aggiunge – sul versante della richiesta di elasticità del mondo del lavoro che vede la nostra regione in basso alla classifica nazionale per quanto riguarda gli stipendi dei lavoratori (mediamente il 10 percento in meno della media dei lavoratori italiani), in un Paese come il nostro che è da sé fanalino di coda dell'Europa sulle politiche del lavoro”. Insomma il cross di confindustria è favorevolmente accolto dalla sinistra che da un calcio alla palla al balzo rimettendo al centro della partita le questioni attuali dei salari e del precariato. Se Confindustria gioca all'attacco smarcandosi dalla “politichetta” che marcia a passo lento, la sinistra preferisce il contropiede aspettando la prossima mossa. Che non tarda ad arrivare: infatti Fagotti ha denunciato anche «il diffondersi dell'ideologia del 'nò che - ha detto - potrebbe mettere in seria difficoltà nel breve periodo la regione in campo ambientale e in tema di dotazione infrastrutturale». La forbice tra impresa e politica si sta ampliando - ha aggiunto - e per mantenere l'unitarietà d'azione del territorio occorre un riallineamento. Non è possibile immaginare che l'Umbria possa andare a due velocità - ha continuato Fagotti - senza che ciò comporti uno scollamento tra i suoi attori, o, peggio ancora, un affievolimento delle capacità di crescita. È una prospettiva - ha aggiunto - che va fortemente contrastata, perchè non gioverebbe nè all'impresa, nè al resto della comunità. Il 2007 – continua - ha confermato la vitalità delle imprese umbre e la loro rinnovata capacità di competere sui mercati internazionali. Nel 2007 la produzione industriale ha continuato a crescere rispetto all'anno precedente di circa l'1,5 per cento, gli investimenti sono aumentati del 3,5 per cento, è cresciuta l'occupazione e l'export è schizzato verso l'alto». Per il 2008, ha detto ancora Fagotti, le prospettive sono però meno favorevoli. Quindi la rincorsa sinistra: “Politiche redistributive del reddito – sottolinea Vinti – se attuate come noi auspichiamo e come il governo sta cercando di fare in questi giorni di trattativa con i sindacati, possono rimettere in moto quel moltiplicatore economico che favorisce i consumi. I lavoratori ed i pensionati se hanno maggiore disponibilità economica la spendono per migliorare la propria qualità di vita. Questo fa bene all'impresa e rafforza l'occupazione. Alla Confindustria ricordiamo – aggiunge – che va posta l'attenzione sul modello locale di sviluppo, favorendo le politiche di accorpamento e di messa in rete di tante micro realtà imprenditoriali, invece di produrre quella polverizzazione di tantissime piccole aziende. Inoltre non ci stanchiamo di chiedere agli industriali e in generale al mondo dell'impresa che occorre investire di più in ricerca e innovazione, che poi significa qualità, competizione, quindi export e occupazione di migliore qualità”. Così Claudio Carnieri, presidente dell'Aur: “Questa buona performance della nostra regione è corretta e opportuna, siamo difronte a tendenze positive che speriamo durino. Tuttavia va ribadito che anche l'Umbria come l'intero Paese è fatta di luci ed ombre. Sarebbe cosa buona indirizzare l'occhio anche verso le nostre contraddizioni”. Condividi