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PERUGIA - ''Dal rapporto realizzato dall'Aur emergono le grandi potenzialita' dell'Umbria, ma anche tutte le sue criticita' e gli aspetti piu' urgenti su cui lavorare. Ecco perche' questo volume non dovra'mancare nella 'cassetta degli attrezzi' dei dirigenti umbri''. CRiassume cosi' l'assessore regionale alle politiche sociali, Damiano Stufara, il senso del Rapporto ''L'integrazione sociale in Umbria'', realizzato dall'Agenzia Umbria Ricerche su iniziativa della Regione Umbria. La ricerca, presentata stamani a Perugia, e' finalizzata a definire un quadro analitico delle tendenze della societa' umbra - e' detto in una nota della Regione - in vista dell'elaborazione del secondo Piano sociale regionale. ''Dallo studio - ha detto l'assessore Stufara - emerge l'intreccio tra i processi storici sedimentati nel nostro territorio e quelli nuovi che hanno prodotto i loro effetti. Tra questi: l'invecchiamento della popolazione, la scomposizione della famiglia, i grandi flussi migratori''. ''Le politiche del welfare - ha aggiunto - non possono prescindere di conseguenza dall'analisi sociale, e mi chiedo in quanti oggi siano consapevoli di come evolve l'Umbria''. L'assessore Stufara ha richiamato l'attenzione anche sulle ricadute che in Umbria avranno il federalismo fiscale, la crisi finanziaria, il taglio di risorse da parte del Governo nazionale. In proposito: si stima per il biennio 2008/2009 un taglio per l'Umbria di circa - 20 milioni. ''Di fronte a questa situazione ci interroghiamo su cosa fare - ha detto - perche' tutto cio' si ripercuotera' anche sugli operatori occupati nel sociale. In questo processo di impoverimento bisognera' lavorare per evitare che l'Umbria, coinvolta in pieno nel processo di globalizzazione ne venga travolta. Il nostro obiettivo e' provare a vedere come territorialita' e sviluppo si declineranno con il welfare inteso come volano di sviluppo della regione''. Indispensabile secondo l'assessore anche la partecipazione e l'integrazione delle politiche. Concludendo il suo intervento Stufara ha annunciato che la Regione ha promosso una serie di incontri con le parti sociali per promuovere una mobilitazione di contrasto alle politiche del Governo. ''Nel modello sociale di un territorio passano varie dimensioni - ha detto il presidente dell'Aur, Claudio Carnieri - e ci danno la misura degli articolati movimenti con i quali l'Umbria si sta confrontando. Il modello sociale non costituisce una nicchia di studio separata, ma rappresenta uno spaccato significativo della nostra regione. Questa ricerca, e piu' in generale tutte le ricerche, hanno un peso nel costruire una lettura della contemporaneita' della regioneche si sta confrontando con i grandi cambiamenti del mondo''. La scheda Molti sono i mutamenti recenti indicati nel Rapporto di ricerca dell'Aur, ''L'integrazione sociale in Umbria'', presentato oggi a Perugia. Innanzitutto - riferisce una nota della Regione - l'invecchiamento della popolazione: in Umbria gli ultrasessantacinquenni rappresentano il 23,3 per cento della popolazione, in Italia il 19,8 per cento. La famiglia in Umbria diventa sempre piu' piccola con una media di 2,6 componenti. In particolare, diminuiscono le coppie con figli ed aumentano quelle senza figli, le famiglie ricostituite e le unioni libere. Cresce anche il numero delle famiglie a maggiore rischio di esclusione sociale: quelle monogenitoriali (in cui il genitore e' principalmente donna), e le unipersonali, quasi tutte composte da anziani. Malgrado questi profondi mutamenti, il tessuto sociale della nostra regione continua a ''tenere'', anche se con alcune tensioni critiche e qualche lacerazione. L'integrazione sociale resta abbastanza compatta per ragioni strutturali: la non estesa urbanizzazione, la rete policentrica che determina un maggior senso civico, un piu' articolato controllo sociale, un'alta identificazione territoriale (ma che, d'altro canto comporta anche qualche rischio di localismo). Una seconda caratteristica riguarda le radici storiche dell'imprenditoria regionale spesso di natura locale, di origine artigiana e contadina. Nel novero dei fattori di integrazione occorre, inoltre, considerare i servizi alla persona e il welfare locale, la cui qualita' si colloca su livelli medio-alti e la crescita della societa' civile organizzata: l'associazionismo, il cosiddetto ''terzo settore'' e soprattutto il volontariato che impegna circa il 10 per cento degli umbri. Un elemento fondamentale e' rappresentato dalla famiglia umbra che seppur in trasformazione rappresenta un'istituzione vitale della nostra realta' sociale. Anche al di fuori delle mura domestiche la realta' regionale e' intessuta da reti di solidarieta' informale che passano fra famiglie. In Umbria solo il 15 per cento delle famiglie abita in un comune diverso da quello della propria famiglia d'origine. E' significativo il fatto che il 50 per cento degli umbri dichiari di scambiare aiuti con i propri parenti; anche in questo caso il dato e' piu' alto della media nazionale. Analogamente, sono piu' frequenti in Umbria, rispetto a quasi tutte le altre regioni, le reti amicali e di vicinato. Strettamente in relazione al grado di integrazione sociale risultano alcuni fenomeni di devianza come i tassi di suicidio, la criminalita', le tossicodipendenze. Il tasso di suicidio in Umbria risulta piu' alto della media nazionale. La propensione al suicidio si registra soprattutto tra gli anziani e nella provincia di Perugia piu' che in quella di Terni. Condividi