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di Isabella Rossi Profetiche sono state le parole del senatore Francesco Cossiga, rimbalzate in tutti i giornali e divulgati nei blog e nelle televisioni. Ovvero i consigli dell’anziano patriarca, memore del suo operato nel tempo in cui ricoprì egli stesso la carica di Ministro degli Interni, hanno trovato un riscontro, tragico, nei fatti di piazza Navona di mercoledì 29 ottobre. Curzio Maltese, in un lungo articolo apparso questa mattina su Repubblica, racconta di “Celerini fermi per cinque minuti mentre a pochi metri succedeva di tutto.” Ed ecco cosa è successo. Da un lato appariva su "GIORNO/RESTO/NAZIONE" giovedì 23 ottobre 2008, un'intervista in cui il senatore Cossiga riferendosi agli studenti consigliava di «lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città». Da un altro, ieri mattina, un gruppo di studenti di destra con passamontagna, lunghi e grossi bastoni, ricoperti di adesivi neri e avvolti di tricolori si mettono a capo del pacifico corteo studentesco. “Sono una sessantina.”, scrive Maltese, “e sono arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni misteriosamente ignorato dai cordoni di polizia. Si sono messi alla testa del corteo, menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempono di mazzate. La polizia a due passi non si muove.” “Dopo di che?” chiede il curioso intervistatore al Senatore nell'intervista di cui sopra. «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri». “Nel senso che...” Si sente di approfondire l’intervistatore. «Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano». Delucida il buon vecchio senatore. “Anche i docenti?” Chiede ancora l’intervistatore. «Soprattutto i docenti». E’ la risposta chiara di Cossiga. Ma a questo punto il giornalista si insospettisce. “Presidente, il suo è un paradosso, no?” «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che in- dottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!». “E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? In Italia torna il fascismo», direbbero. «Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio». Cosa sia stata realmente quell'intervista sembra difficile da giudicare ora. Un mero esercizio retorico? Certo è che i recenti fatti di piazza Navona hanno azzerato da quel testo tutti i registri linguistici, lasciando sul foglio le parole di una profezia. Condividi