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di Isabella Rossi Sabato scorso al caffè del teatro Morlacchi è stato presentato ufficialmente a Perugia “Death by Chocolate” il nuovo libro di Zachary Nowak. L’autore americano, che vive da diversi anni nel capoluogo umbro, è già noto al pubblico locale per un altro racconto: “Peril in Perugia” di recente pubblicazione. A fianco di Nowak due padrini d’eccezione: Paolo Bartoli, professore associato di antropologia culturale alla facoltà di Lettere e Filosofia di Perugia e Paolo Vinti, personaggio dei suoi racconti e reale fonte di ispirazione in lunghe e appassionanti chiacchierate nei locali di Perugia, descritti da Nowak con fedeltà “etnografica” come ha tenuto a sottolineare il professore. Del resto, ha specificato Bartoli: “i personaggi che ricorrono nel libro, anche quelli inventati, evocano tipi umani presenti in città.” In altre parole, esiste un serio pericolo di incappare nel proprio clone letterario, come è successo ad esempio ad Erika Pontini, giornalista della Nazione ed esperta di cronaca giudiziaria. Ma le sorprese non finiscono qui. Il Chokofest, teatro dell’omicidio che due improbabili detective, appunto Zach e Paolo, si trovano a dover risolvere, non è di certo una vaga allusione ad Eurochocolate che proprio domenica ha chiuso anche per quest’anno i battenti. “Anche James Space, il critico americano, è ispirato ad una persona realmente esistente”, ha spiegato l’autore, “a mio padre”. Come nel primo libro, dunque, il confine fra realtà e finzione è labile ma una grossa differenza c’è: "Mentre il primo libro era un racconto, un pretesto per descrivere Perugia, questo è un giallo". Ci tiene a precisare il giovane autore che questa volta si è confrontato con tutti i canoni del giallo classico, rileggendo ad esempio le avventure di Sherlock Holmes. Ma c’è un altro aspetto che stuzzicherà sicuramente la curiosità dei lettori. “Ho scritto il libro osservando inconsciamente il caso di Meredith Kercher” ha raccontato Nowak, che è in conttato con un corrispondente americano, in città per seguire il caso dell’omicidio della giovane inglese. Com' è nata la passione per la scrittura? Mi sarebbe piaciuto scrivere un saggio. Io non sono un buon romanziere ma il giallo sì. In questo libro c’è molto della vita notturna e una parte tutta dedicata alle scalette che mi piace molto. Come è andato il tuo primo libro “Peril in Perugia”? E’ andato benissimo a livello locale. Alla Feltrinelli lo chiamano il best seller locale. Pensi che sia stato importante guardare la città con gli occhi di qualcuno che viene da un altro paese? Sì, il mio lector in fabula era uno straniero ma poi il libro è piaciuto anche ai perugini. Cosa pensi del caso dell'omicidio di Meredith Kercher? Ho l’impressione che manchino prove schiaccianti. Mi risulta strano che ci sia solo un dna. Ho avuto l’occasione di vedere video e leggere atti del processo, mi sembra che latiti un po’di logica. I due detective, Paolo e Zach, invece procedono servendosi di un metodo induttivo e non deduttivo, l’unico, a parere delle scrittore in grado di stabilire senza ombra di dubbio la verità. Di certo le opinioni sul caso reale e sulle critiche mosse dall’autore al lavoro degli inquirenti possono suscitare pareri discordi ma un fatto resta: “gli studenti stranieri vengono a Perugia da millenni e trasmettono cultura producendo un circolo virtuoso di internazionalizzazione. E tutto ciò che contribuisce a questa apertura ha un’importanza fondamentale” ha sottolineato Paolo Vinti e noi non possiamo che essere d’accordo. Condividi