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di Eugenio Pierucci Perugia - La Provincia di Perugia si pone in prima linea nella lotta alla dispersione scolastica e per farlo nel migliore dei modi si è dotata di un piano specifico che è stato illustrato questa mattina dall’assessore all’istruzione, Giuliano Granocchia, il quale ha comunque tenuto subito a chiarire che l’ente non è stato mosso in questo senso da una situazione di emergenza che non c’è, quanto, piuttosto, da una sana esigenza di prevenzione in considerazione anche del nuovo fenomeno dell'immigrazione per il quale il perugino si colloca percentualmente al secondo posto a livello nazionale. La “polpa” di questo piano –per rifarci ad un’espressione usata dallo stesso Granocchia- sta nelle cifre: i progetti finanziati sono 13, per una spesa complessiva di 1 milione e 172 mila euro. Vi saranno interessate 30 scuole secondarie di secondo grado, 20 di primo grado e 15 organismi di formazione, per un totale di 3200 studenti di primo e secondo grado negli interventi di orientamento ed altri 1800 per interventi di altro tipo. I docenti e gli operatori che vi verranno impiegati sono 265. Sono anche previsti 180 assegni di studio a favore di soggetti provenienti da famiglie in particolare disagio economico. Per ultimo, il procedere del Piano verrà continuamente monitorato da un “Comitato di pilotaggio” appositamente costituito. Cifre che confermano anche un altro importante principio informatore del Piano esplicitato dallo stesso Granocchia, e ripreso anche dal direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Giuseppe Rossi, - che gli ha anche assegnato una valenza regionale-, per cui la Provincia ha voluto privilegiare la costruzione di un sistema a integrato a rete, in sinergia con tutti gli attori locali impegnati nelle lotta alla dispersione scolastica rete (istituzioni pubbliche, mondo della scuola e della formazione) che coinvolgendo su pochi, ma importanti progetti, il maggior numero di scuole possibili, anziché incamminarsi in senso contrario. Lo stesso Rossi ha anche confermato, dati alla mano, quanto aveva sostenuto sempre Granocchia riguardo ad una situazione di non emergenza in Umbria, regione che ha anzi collocato fra le più virtuose a livello nazionale, con il suo 1,1% di ragazzi che abbandonano prematuramente gli studi a fronte del 17% della media italiana. Percentuale assai lontana dal 10% al quale dovremmo scendere come Paese entro il 2010, metà che appare obiettivamente irraggiungibile. Ma è più in generale su tutti i vari aspetti dell’istruzione scolastica (lotta all’analfabetismo di ritorno compresa) che l’Italia sconta un fortissimo ritardo a livello europeo, trovandosi peggio di noi –come ha comunicato Dario Missaglia, membro del Consiglio Nazionale della pubblica istruzione- solo Spagna, Portogallo e Grecia. Ed è assai preoccupante, da questo punto di vista, la considerazione da egli svolta sulla stretta correlazione che esiste fra dispersione e situazione economia e sociale delle famiglie dalle quali i ragazzi che abbandonano la scuola provengono: in sostanza –ha quindi concluso- dispersione vuol dire esclusione e si deve principalmente a questo fattore se in Italia il 36% dei ragazzi che non portano a termine il ciclo dell’obbligo provengono da famiglie operaie e che, questa volta in Umbria, sono circa 300 mila in cittadini che non hanno conseguito un diploma di scuola media superiore. Per il resto è stato posto l’accento, nel corso della conferenza stampa, sugli strumenti e sulle azioni di orientamento che sono state previste, sull’istituzione, anche qui attivando le più opportune collaborazioni con il mondo della scuola, fra cui l’istituzione di un Osservatorio provinciale allo scopo di dotare i singoli istituti “di un sistema di monitoraggio continuo sui fenomeni del disagio scolastico e poi definire le linee degli interventi che si renderanno necessari”. Ultima notazione sulle proposte che sono state ammesse al finanziamento, per le quali era stato chiesto ai presentatori di seguire una precisa architettura progettuale che tenesse conto della necessita di una formazione mirata dei docenti e degli operatori della formazione, oltre che della sensibilizzazione delle famiglie. Condividi