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“La produzione di diossina dell'inceneritore di Terni è pari a zero”: è quanto ha assicurato il sindaco di Terni Paolo Raffaelli replicando assai polemicamente a quanto aveva poco prima affermato il capogruppo dei Verdi in Regione Oliviero Dottorini. “Mi dicono che il consigliere Regionale Dottorini - ha affermato Raffaelli - abbia trovato il tempo di partecipare al sopralluogo effettuato dal Consiglio regionale agli impianti di incenerimento dei rifiuti di Vienna e di Monaco di Baviera. Mi stupisce dunque che sia tornato dal sopralluogo europeo con intatti i suoi pregiudizi ideologici". "Gli stessi pregiudizi - ha poi aggiunto - che fanno si che a Napoli, invece di bruciare in sicurezza i rifiuti negli impianti li si bruci per strada, a cielo aperto, avvelenando di diossina una metropoli europea. Ed ancora: "Secondo stime la diossina prodotta a Napoli da un giorno di cassonetti incendiati corrisponde a quella prodotta a pieno regime in due anni dall'inceneritore di Marghera e in un anno e mezzo da quello di Brescia. Per inciso: la produzione di diossina dell'inceneritore di Terni è pari a zero". "Mi piacerebbe che da un membro della maggioranza regionale, e di governo, - ha quindi concluso il sindaco - ci fosse maggiore senso di responsabilità”. Non meno pesante la polemica del consigliere verde nei confronti del sindaco di Terni". Per la verità Dottorini aveva trattato soprattutto altre questioni sulle quali però Raffaelli ha preferito sorvolare. Attribuire la chiusura dell'inceneritore Asm di Terni all'eliminazione degli incentivi Cip 6 – come aveva sostenuto il sindaco di Terni", per Dottorini dimostrerebbe "che associazioni ambientaliste e comitati civici coglievano nel giusto denunciando lo scandalo tutto italiano dell'equiparazione tra rifiuti e fonti rinnovabili”. “La verità - aggiungeva - è che dobbiamo mettere la parola fine all'aggiramento delle norme comunitarie e a questa autentica truffa ai danni delle fonti rinnovabili. Gli impianti come quello Asm hanno potuto essere considerati al pari di impianti per la produzione di energia pulita e hanno attinto al contributo che sarebbe dovuto andare alle vere rinnovabili e cioè sole, vento, acqua". "Questo è avvenuto nonostante l'Unione europea lo vietasse e sull'Italia vi fosse una procedura d'infrazione. Sostenere oggi che quel vecchio impianto stava in piedi solo grazie a questa forma ingiusta ed assurda d'incentivazione statale significa ammettere l'incapacità di gestire correttamente il ciclo dei rifiuti puntando su rigide priorità, processi virtuosi e infine anche su impianti adeguati a garantire la salute dei cittadini e il rispetto dell'ambiente”. Aspettiamo la prossima puntata. Condividi