di Sandro Medici.

Attraverso ricostruzioni ufficiali e ufficiose, la dinamica della pulizia etnica di Via Curtatone (definita operazione "cleaning" dalla stessa Prefettura romana) sembra ormai sufficientemente chiara. Si è deciso di cacciare i rifugiati africani dal quel palazzo, malgrado non ci fosse per loro una sistemazione alternativa. Da qui, le successive cariche di Piazza Indipendenza e Piazza dei Cinquecento, le cui riprese hanno fatto il giro del mondo, incrinando irrimediabilmente quell'ingannevole immagine di un'Italia belpaese dell'accoglienza.
Va ricordato che non è generica benevolenza ma precise norme giuridiche che impongono di ospitare dignitosamente le persone a cui si riconosce il diritto d'asilo. Aver negato questo diritto, per di più arrestando e manganellando, maltrattando donne e terrorizzando bambini, è dunque una grave responsabilità delle autorità pubbliche. Del Comune, della Regione, del Ministero degli interni. Il primo perché si è rifiutato, la seconda perché pusillanime, il terzo perché segue solo i suoi istinti maneschi.
Ma la ragione principale di questa clamorosa omissione è, come al solito, squisitamente politica. Nessuno dei tre soggetti istituzionali ha voluto farsi carico dei rifugiati perché sistemarli in una qualche sede (e a Roma ci sono milioni di metricubi di edifici pubblici vuoti e inutilizzati), avrebbe suscitato opposizioni e proteste. E in questa lunga vigilia elettorale, chi volete si arrischi a perdere consensi?
E' questa dunque la ragione: viltà politica.

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