di Stefano Vinti - SportPerugia.

Nell’ultimo numero di ‘Sportweek’ si possono leggere i risultati della ricerca ‘Sponsor Value’ di StageUp e Ipsos, relativa al 2017, che in sostanza ci dice che la tribù’ del calcio sta sempre più’ diventando liquida, adeguandosi alle nuove logiche del football globalizzato e finanziarizzato, che è sempre più intrattenimento e sempre meno rito della domenica, sempre piu’ busines e sempre meno identitario.

La ricerca ci svela che le persone interessate alle magiche sorti della Serie A sono precisamente 29,2 milioni, ma negli ultimi dieci anni sono calate del 7% chi dichiara di avere una squadra del cuore, infatti ora è aumentata considerevolmente una certa mobilità del tifo da una squadra all’altra e addio fedeltà ‘finchè morte non ci separi’.

Queste novità nei comportamenti dei tifosi inducono le società a definire strategie innovative per attrarre sempre nuove schiere di supporter, a suon di programmi di ‘engagement’.

Anche lo stile di quei settori che potremmo definire militanti,delle curve, hanno subito delle profonde modificazioni, ad esempio la violenza fisica negli stadi è sostituita, sostanzialmente, dal linguaggio aggressivo dei social, e come conferma l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni sportive gli scontri tra opposte tifoserie non avvengono nei pressi degli stadi ma lungo le reti viarie, specialmente negli autogrill.

La tendenza tra i tifosi è che gli impulsi identitari sono marcati all’interno dei gruppi organizzati degli ultras, ma lì sempre più confinati, e tendono a sfumare e quindi a dissolversi man mano che la fede calcistica viene valutata nell’universo dei tifosi.

Quindi, la tendenza che si registra è che l’appassionato medio ha un atteggiamento più disincantato e meno partecipativo rispetto al passato, che seppur non riconoscendosi nella cultura ultras portava con se una forte passione.

La Juventus è il club italiano con più tifosi, la sua platea digitale è di 61,5 milioni di follower sui social del mondo, contro i 45,7 del Milan, i 15,3 dell’Inter e i 14,2 della Roma.

La realtà è che il tifo per la propria squadra si è sciolto in una logica globale e che il calcio è associato sempre più ad altri servizi, per i ragazzini come per gli adulti: dalle accademy alla crocera in Cina, ecc…

Abbinamenti che poco hanno in comune con una società di calcio, e sempre più con una impresa capitalistica impegnata ad aumentare i profitti e i dividendi per gli azionisti, con spregiudicate alchimie di bilancio, piani finanziari, quotazioni in borsa, strategie di mercato internazionali, ecc…

Basti pensare che il Napoli ha vietato ai propri calciatori di apporre autografi su materiale che non sia quello ufficiale venduto dalla società partenopea.

Strategie, che nel piccolo ha adottato anche il Perugia anche attraverso l’istituzione del ‘Museo del Perugia’, ma probabilmente è una strategia che sarà accolta, in un futuro non troppo lontano, dalla Ternana e dal Gubbio.

Se anche le tribù del calcio umbre diventeranno liquide, diremo addio per sempre al calcio romantico (ma sarà mai esistito?).

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