di Giampaolo Ceci

 

La informazione è una componente essenziale per una corretta analisi dei fatti. Lo sapevano i regimi dittatoriali e lo sanno anche i politici di oggi. Una popolazione ignorante e disinformata si governa meglio si sa.
La carta stampata é stata il mezzo principale per diffondere notizie e aprire le menti a fatti e riflessioni tra i cittadini, ma anche un potente mezzo per condizionarne i comportamenti e per manipolarne delle opinioni.
Una stampa libera non può esistere a meno che non si vogliano leggere le veline dell'ANSA che enunciano asetticamente la sola notizie e la fonte, affinché ciascuno posa valutarne la attendibilità.
é dal confronto che nascono le opinioni che forniscono le risposte agli svariati "perché?".
Ogni notizia che contiene un aggettivo diventa inevitabilmente orientata e condizionante. Più Corretto dire lealmente quale sia la propri chiave di lettura ideologica come fa Umbrialeft.it
Negli ultimo 100 anno sono nate in Italia molte testate giornalistiche "indipendenti" però spesso promosse da grandi gruppi industriali che fanno inevitabilmente, a volte in perfetta buona fede,  informazione o disinformazione. Una sola caratteristica consente di riconoscerle: sono quelle in perdita.
Nasce il problema del pluralismo della informazione che non poteva restare monopolio dei grandi gruppi industriali. Nascono i giornali di partito.

Viene promulgata la legge sui rimborsi alla stampa che concede milioni di euro (allora erano lire) ai giornali di informazione legati a movimenti politici, oggi purtroppo, nonostante le sue nobili intenzioni, degenerata in abusi dei soliti furbetti.
Ora lo scenario é cambiato. Si può pubblicare una rivista anche in numero limitatissimo di copie a costi contenuti; si può fare un giornale elettronico, si può accedere al Web ed interloquire coi lettori o addirittura fare scrivere a loro l'intero giornale. Il Web é molto più democratico perché concede a tutti la possibilità di esprimere le proprie idee senza censure.
Scandali, fatti e opinioni possono essere messi in rete da chiunque addirittura sotto forma di filmati. Una vera rivoluzione democratica di cui ancor oggi non si intravedono le conseguenze.

Il "Giornalista patentato" é spiazzato e il Direttore Responsabile diventa anacronistico.
Di converso nasce il problema ancora irrisolto della riconoscibilità di chi scrive perché possa rispondere delle sue affermazioni qualora diffamatorie, false o finalizzate a creare allarme sociale.
In questo contesto nasce Umbria left.com, come altre benemerite testate regionali.
Va dato atto ai promotori di aver consegnato alla nostra piccola regione uno strumento di confronto politico utile a tutti (sebbene schierato) e di aver profuso nella iniziativa un considerevole impegno e dedizione di cui molti non si rendono conto.
Resta il problema delle retribuzioni dei giornalisti della redazione e quello ancor più importante dei limiti etici della redazione nel dare diffusione agli articoli che esponessero tesi che non condividesse.
Qualche sfrangiature nel software che non consente di vedere e memorizzare il volto di chi scrive e quello che consente di fare uso eccessivo di pseudonimi o infine la scarsa partecipazione di alcuni politici di spicco della sinistra locale (ma non solo) alle discussioni del sito (forse che si celano loro dietro gli pseudonimi?).
Piccole cose, tutto sommato che rientrano nella autonomia decisionale della redazione e perché no, anche nel diritto di critica. Tutto sommato umbrialeft.it resta un sito non superficiale, sebbene ideologicamente schierato, certamente utile a tutti gli Umbri per capire meglio la realtà locale e anche i problemi spiccioli che poi sono i veri problemi della gente (almeno di quella acculturata che circola sul Web).

 

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