Ada Colau, la sindaca di Barcellona, sta portando avanti una intensa battaglia per rendere la capitale catalana ecologicamente sostenibile. Il 1 gennaio, infatti, è stata istituita la Zbe (la zona a basse emissioni): sono esclusi i veicoli più inquinanti da circa 100 chilometri quadrati tra la città e 4 comuni limitrofi. Sono, inoltre, previste tariffe dei mezzi pubblici più basse per chi li utilizza frequentemente, e un abbonamento di tre anni per chi vende la propria automobile senza acquistarne una nuova.
Una nuova, pertanto, filosofia per vivere la città: togliere spazio alle macchine per donarlo alle persone. Costruire una comunità rappresenta (ri)mettere in discussione se stessi nei rapporti con gli altri, nei stili di vita e nella ridefinizione degli spazi. Inoltre, Ada Colau si è rivolta ai responsabili dell’aeroporto internazionale El Prat per far cessare il collegamento aereo tra Barcellona e Madrid (noto come il puente aereo). La tratta aerea sarebbe sostituita dal collegamento alta velocità ferroviario, così si ridurrebbe la contaminazione prodotta di oltre 70 chilogrammi di CO2 per passeggero.
Quanto messo in pratica dalla Sindaca di Barcellona (rieletta nel giugno scorso) rappresenta per la sinistra un esempio di come convertire le buone intenzioni in azione politica di governo.
Bernie Sanders sta mostrando al mondo che si può avere consenso con un programma progressista e senza il sostegno dei grandi capitali. Quando gli domandano come riuscirà a concretizzare le sue riforme sociali, risponde che lo farà attraverso la mobilitazione popolare: dando voce a milioni di persone che chiedono l’aumento del salario minimo, l’istruzione gratuita, un sistema sanitario nazionale gratuito e un nuovo modello di sviluppo.
La filosofia di Bernie rappresenta per la sinistra un modo di strutturare l'agenda secondo i concreti problemi che coinvolgono tutto il paese e tutti i cittadini.
In fine come ultima chiave di letturaCorbyn, che pur perdendo le elezioni, (ri)porta moltissimi giovani a votare con un programma fortemente radicale.
Quello di cui si avverte il bisogno, ma che ancora non c’è, almeno dalle nostre parti, è una sinistra più rock e meno pop. Una sinistra plurale, ambientalista, laburista, inclusiva che dialoga, ascolta i bisogni reali delle persone e che ha una chiara visione del futuro.
Da alcuni mesi un numero crescente di persone (un po’ di tutte le età) esprimono la volontà di partecipare in prima persona alla vita pubblica scendendo in piazza, per chiedere con toni pacati maggiore giustizia sociale e meno odio razziale, maggiore attenzione per l’ambiente e la democrazia e meno demagogia. Riprendendo Gramsci del quaderno dal carcere sugli intellettuali: siamo tutti donne e uomini politici, poiché abbiamo una concezione del mondo e di come lo vogliamo cambiare. Quindi, è fondamentale ripartire tutti insieme da una visione sociale, orizzontale, dal basso e plurale. Concepire la nostra azione come pedagogia politica e inclusione democratica. Ritrovando e riscoprendo la capacità di rappresentare chi è stato escluso o colpito dalla globalizzazione neoliberista, di raccogliere le istanze e l'energia che persiste nella società italiana. Fare della politica, pertanto, uno spazio accogliente e incubatore di cambiamento.

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