di Vito Nocera.

Ci e' dato da vivere - dannati - il tempo della sconfitta.
Quella del Movimento Operaio ,inteso come soggetto politico fondatore della modernita'. Non quello dell'ideologia o dei regimi realizzati.

Quel socialismo storico splendidamente simboleggiato nel " Quarto Stato" dipinto da Pellizza da Volpedo.

Quella umanità di umili in cammino che irrompe con la calma consapevolezza di incarnare l'avvento del nuovo.

E' questo il grande Movimento Storico sconfitto, scomposto, frammentato. Dai suoi stessi limiti e ancor piu' dai grandi mutamenti del mondo. Nell'economia, nel lavoro, nella tecnologia, nelle forme della comunicazione.

E sconfitto e' pure il suo storico competitore, anch'esso portatore a suo modo di riforma sociale. Il cattolicesimo politico e perfino il cattolicesimo tout court .

Wojtyla, Ratzinger, la loro fatica fisica esibita come a simboleggiare la crisi.
Lo stesso difficile magistero di Papa Francesco.

Così come Giovanni XXIII e Paolo VI furono i pontefici della riforma e in certo qual modo dell'egemonia, gli ultimi tre grandi pontefici sono i Papi della sconfitta e della sofferenza.

Da queste due drammatiche sconfitte prende forma il dominio totalizzante del mercato e ora - sua variante brutale - il caos dei risorgenti nazionalismi che spingono in forme antiche e insieme inedite il mondo e l'Europa sull'orlo dell'abisso.

Un tempo che aggrava disuguaglianze potenti, che non sa indirizzare al meglio e al bene il progresso tecnico, che appare spiritualmente arido e privo di valori.

Al cospetto di questa crisi profonda non bastano cose ordinarie, ne' solo l'economicismo redistributivo, pure obbligato se non vogliamo rassegnarci a veder scivolare nel nulla gli ultimi lembi di della democrazia.

Serve forse, accanto alle opportunità, globali e nel reddito, l'energia motrice della profezia.

Gramsci nei Quaderni fa una azzardata ma acuta notazione. Cita il bisogno insieme della profezia, del disegno ordinatore, la Weltanschauung ( come suona un termine tedesco di dubbia traduzione in italiano) e dell'organizzazione, la fondazione dell'istituzione.

Il Lenin che sta a Marx come il Paolo che sta a Cristo, come scrive l'intellettuale sardo.

Per l'una cosa senza l'altra , anche oggi, forse non c'e' prospettiva.

E' in fondo il lascito dei grandi pensatori dell'utopia, da Bloch a Benjamin.
L'ottocento aveva concesso piu' fiducia al progresso. Quelli della temperie del novecento interpretano la storia anche come portatrice di piaghe, sconfitte anche delle opere giuste. ( riecheggia qui il nostro Pasolini ).

A ben vedere il termine fede ha un senso non solo nella sfera spirituale ma anche in quella secolare.

Se vacilla la fede, quindi la speranza, se non pensi piu' che cio' per cui ti batti sia realizzabile ti scopri con le ginocchia piegate, ti fermi.

Son questi i fondamentali ai quali riattingere, prima ancora di programmi e proposte sul piano piu' razionale.

E , in questo presente di tenebra, alla domanda di Paolo che chiede : " dopo aver vagliato ogni cosa che cosa trattieni? "

Rispondiamo mi tengo l'amore per l'altro, perche' - vincitore o sconfitto - chi ama l'altro da se ha adempiuto alla legge.

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