Gli avvenimenti delle ultime ore si  muovono nella direzione del superamento dei voucher. Ma è evidente che i risultati dovranno essere misurati alla fine, sulla base dei testi scritti. E' importante il pronunciamento della commissione lavoro (che prevede l’abrogazione dei famigerati”buoni lavoro”) e il decreto che verrà emanato dal Consiglio dei Ministri. Però è bene sapere che solo una legge approvata dal Parlamento potrà risolvere positivamente il quesito referendario proposto dalla Cgil. E' inoltre necessario un intervento legislativo sulla “questione appalti” per garantire diritti a tanti lavoratori soggetti alla logica devastante dei subappalti. E non dimentichiamo l’esigenza di ripristinare il valore e il senso dell’articolo 18, contro i licenziamenti arbitrari, non a caso aumentati dopo l’approvazione del Jobsact.

Comunque di fronte alla marcia indietro del Governo è necessario valorizzare e sottolineare il successo dell’iniziativa della Cgil e degli oltre tre milioni di lavoratori e cittadini che hanno firmato per i referendum.

La battaglia contro i voucher è una battaglia di civiltà e contro la precarizzazione crescente del mondo del lavoro e in quanto tale deve continuare sino alla predisposizione della nuova Carta dei Diritti Universali delle lavoratrici e dei lavoratori.

Il tema del precariato riguarda fortemente anche l’Umbria, dove nel 2016 sono stati venduti 2.242.834 voucher con circa 30 mila persone coinvolte e dove ogni tanto si tende, da piu’ parti a sottovalutare la portata di una crisi economica e sociale così lunga e devastante che è ormai anche improprio definire semplicemente come “crisi”.

Purtroppo ci troviamo di fronte ad un vero cambiamento di fase e non serve sottolineare come positivo il dato fornito dall’Istat che dice che nel 2016 la disoccupazione è scesa sotto il 10%. Dato reale, ma che va inquadrato in un quadro di recessione come dimostrano altri numeri (sempre dell’Istat): gli occupati scendono da 360mila a 354mila (-6mila) e tra questi ci sono 30 mila voucheristi, mentre gli inattivi salgono da da 163mila a 168mila (+5 mila) e il tasso di occupazione scende dello 0,4%.

Il complesso di questi dati dimostra che l’allargarsi della precarietà non rappresenta solo un elemento di iniquità, ma  anche che non serve per uscire dalla difficile situazione di crisi che da tempo stiamo attraversando. Per questa ragione è fondamentale continuare la battaglia contro ogni forma di provvisorietà, temporaneità, insicurezza  all'interno del mondo del lavoro.

                                                           
Mario Bravi,
Presidente Istituto Ricerche Economiche e Sociali, Cgil Umbria

Condividi