Una battaglia referendaria non soltanto per abolire due norme ingiuste (eliminando l’uso dei voucher e reintroducendo la responsabilità in solido nella catena degli appalti), ma per combattere la precarizzazione del lavoro che, senza portare benefici all’economia reale, sta aumentando le disuguaglianze e le divisioni sociali. E, sul piano politico, per riaggregare la sinistra in Italia intorno a proposte per la soluzione di problemi reali vissuti dalla popolazione.

Da Perugia parte la spinta per la campagna referendaria in tutta l’Umbria e in Italia, con l’invito alla mobilitazione ed a rompere gli indugi rispetto alla “melina” che Governo e maggioranza stanno tentando a Roma riducendo l’applicazione dei voucher e modificando la normativa che ha eliminato la responsabilità solidale delle imprese che partecipano agli appalti.

L’occasione è stata offerta dall’incontro pubblico, che si è tenuto presso la Cgil di Perugia, organizzato dall’associazione culturale UmbriaLeft, con la partecipazione del sindacalista e deputato di Sinistra italiana Giorgio Airaudo.

Di fronte ad una platea che contava molti dirigenti sindacali ed il professor Mauro Volpi, coordinatore umbro dei Comitati per il “No” al referendum costituzionale, il tema, partendo dai riferimenti alla realtà locale, è stato introdotto dal promotore di UmbriaLeft, Stefano Vinti. Alcuni dati: il reddito medio pro capite nella regione nel 2008 era di 20.800 euro, oggi è passato a 18.660 euro (-8,5% rispetto alla media nazionale); il tasso di occupazione è passato dal 65,2% al 61,3% e in questo periodo si sono persi 35mila posti di lavoro, di cui 15mila nell’ultimo anno; le assunzioni tempo indeterminato nel 2016 sono calate del 46%; nella regione nell’ultimo anno sono stati venduti  2 milioni di voucher  (130 milioni in Italia), modalità di pagamento che in Umbria interessa circa 30mila lavoratori (il 12% della forza lavoro complessiva). Dall’inizio della crisi ad oggi, l'Umbria che perde il 16,5 % del Prodotto interno lordo.

Di fronte all’atteggiamento “della Giunta regionale e della maggioranza che continuano a sposare le ricette renziane”, Vinti invita a “tenere insieme i canali tra le forze della sinistra, politiche, sociali, culturali”, per pensare “un  nuovo modello di sviluppo che faccia perno su un nuovo modello produttivo”.

Mario Bravi, presidente di Ires Umbria, ha ricordato che prima della crisi l’Umbria poteva vantare un buon tasso di occupazione (in particolare per la componente femminile), salari più bassi della media nazionale ma anche un grande indice di coesione sociale, grazie ad un sistema del welfare efficiente. “L'Umbria fino al 2008 – ha detto – era insomma cresciuta insieme alla sinistra. Ora di questi tre punti ne è rimasto solo uno: i salari più bassi della media nazionale”.

Il segretario provinciale della Cgil di Perugia, Filippo Ciavaglia, ha rivendicato il ruolo del sindacato, che non deve limitarsi al solo “prezzo del lavoro”, come chiesto dal Governo: se aumentano tasse e tariffe, ecco che si vanifica anche la lotta per salari più equi.

Relativamente alla situazione umbra, il consigliere regionale (“ancora ostaggio, per problemi normativi, del gruppo del Pd”) Attilio Solinas ha parlato della propria esperienza in Articolo 1, “una realtà che si sta costruendo e che in Umbria getterà le basi per rendere questo movimento consistente dal punto di vista politico”. Per invertire il declino socio-economico dell’Umbria certificato dagli allarmanti dati dell’Ires, Solinas ha invocato un modello di assegnazione delle risorse europee che consenta poi di verificare, e di premiare, gli effetti concreti della leva pubblica in termini di aumento dei posti di lavoro e della ricchezza complessiva del territorio.

Un tema, quest’ultimo, sul quale si è soffermato anche l’ex senatore e consigliere regionale Paolo Brutti,  invitando il sindacato unitariamente a porre la questione di un corretto strumento di verifica degli effetti ottenuti dalle misure finanziate da Bruxelles.

Quanto al quadro nazionale, Brutti ha ricordato la difficoltà  dell’affermazione al referendum, ma anche i sicuri effetti sul piano politico: “Dopo questa battaglia – ha detto - al di là del fatto che vogliamo o no, la sinistra ci sarà. Con una sostanza sociale, stavolta, che non ha mai avuto nel recente passato”.

Eppure, dopo oltre quaranta giorni dal pronunciamento della Corte Costituzionale, il presidente del Consiglio Gentiloni non ha ancora indicato una data per i referendum. Il deputato Giorgio Airaudo ha aggiornato sullo stato delle azioni per evitare i referendum attraverso modifiche alle norme che regolamentano i temi oggetto dei quesiti, con il testo sui voucher che potrebbe a breve essere licenziato con un decreto governativo. Airaudo ha quindi parlato dell’importanza di iniziare la campagna per l’abolizione: “Fare i comitati – il suo invito - rompendo gli indugi”. Ed ha lanciato una proposta: “Usare i comitati per ricomporre quel lavoro frantumato”. E sulle conseguenze politiche, ha aggiunto: “C’è bisogno che la sinistra si unisca – il suo appello - e che ritorni credibile perché utile, con idee che devono poter cambiare in meglio la vita delle persone”.

 

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