di Leonardo Caponi.

A tutti, ma anche e soprattutto a molte anime candide, colpite sulla via di Damasco, di quella che veniva un tempo definita la sinistra alternativa vorrei dire che, come quasi sempre accade nei rivolgimenti del mondo o di singoli Paesi, non si può stare in mezzo: o si sta (con tutti i limiti che può avere) da una parte o si sta dall’altra e stare con quest’ultima equivale, sostanzialmente, a stare con la borghesia ricca e dominante e gli ipocriti sopraffattori che, in nome della “democrazia”, schiacciano chi non gli obbedisce.. Questo è il Venezuela. Ora, a parte le inaudite bugie e infamie a senso unico e senza possibilità di replica, inventate di sana pianta, sui crimini del “regime” grazie a una informazione serva e ignorante, a cominciare da quella italiana e della Rai (se ne sentono di tutti i colori, bambini arrestati, picchiati e reclusi – come negli anni’50 quando i comunisti mangiavano i bambini - manifestanti morti e poi si scopre che la maggior parte di loro sono poliziotti o sostenitori di Maduro, uccisi da bande armate di sovvertitori addestrati dagli Usa, interviste solo agli oppositori), a parte questo, dicevo, è anche possibile, anzi certo, che Maduro e forsanche Chavez prima di lui, possano avere sbagliato singole scelte di politica economica o che abbiano compiuto marginali forzature istituzionali. Ma, come si dice, a la guerre comme a la guerre. Rimane il fatto incontestabile che la Rivoluzione Bolivariana è stata, con i due leader, uno straordinario movimento reale di popolo (altro che solo forze armate o dittatura) e che le scelte di cambiamento e la elezione dei due leader sono sempre state sottoposte al voto popolare risultando vincenti. Pochi mesi fa, Maduro è stato rieletto Presidente con più di sei milioni di voti, equivalenti al 37per cento degli aventi diritto (ci fu una bassa affluenza) e ha prevalso nettamente sui candidati dell’opposizione una parte della quale ha scelto di non partecipare al voto, non perché paventava elezioni irregolari, ma perché divisa e sapeva che avrebbe perso il confronto. Ora, il Presidente francese Macron è stato eletto, a conti fatti, con il 25/26per cento degli aventi diritto, registra oggi un calo impressionante di popolarità ed ha in piazza mezza Francia che lo contesta duramente con manifestazioni di piazza che hanno fatto registrare morti e feriti. Perché non si chiede a Macron di dimettersi e indire nuove elezioni?

Bisogna essere onesti. Gratta gratta, la vicenda venezuelana è molto semplice e lineare da comprendere per chi guardi onestamente la realtà. Un Paese ha tentato di emanciparsi dal dominio e dallo sfruttamento degli Usa e di una oligarchia locale che teneva la maggior parte della popolazione in condizioni di arretratezza, analfabetismo e miseria e di riconquistare a se stesso le sue risorse a cominciare dal petrolio. Questo ha scatenato la furibonda reazione degli Usa e di quella oligarchia locale che, come invasati e con un accanimento mai visto prima, hanno messo in campo ogni mezzo, anche i più ignobili e ributtanti, i disordini di piazza, il sabotaggio interno, l’aggiotaggio di prodotti (che vengono sottratti al mercato venezuelano e venduti in Colombia), l’aggressione e l’asfissia commerciale, finanziaria, sanitaria (se non c’era Cuba a mandare medici e maestri!) hanno tentato di risoggiogare il Paese. Per anni l’”opposizione” ha cercato di dimostrare che la politica di investimenti sociali, culturali, sanitari del governo, che hanno sollevato dall’arretratezza la classe lavoratrice e milioni di poveri, era incompatibile con la tenuta dell’economia, che ha invece retto fino quando il crollo del prezzo del petrolio e la ulteriore stretta dell’embargo finanziario e commerciale ordito e ordinato dagli Usa ha provocato la crisi. Alla forza del muro che si è trovato davanti Maduro ha tentato di rispondere con misure in parte giuste (l’istituzione come fu a Cuba di una doppia moneta) in parte meno. Quel che è certo è che presentare la drammatica crisi economica venezuelana di oggi come la conseguenza delle politiche economiche del governo è una caricatura della realtà. Maduro non ha ceduto a chi gli chiedeva di abbandonare la linea degli investimenti sociali e piegarsi alle leggi del liberismo. Non è un caso che, mentre l’opposizione sceglieva la piazza, Maduro rispondeva inaugurando scuole e ospedali, aumentando gli stipendi e spese sociali. Che avrebbe dovuto fare: dire ho sbagliato e farsi di lato, lasciando il campo a questo pagliaccio autoproclamato, burattino e venduto agli Stati Uniti?

Ancora oggi, nel pieno della crisi Maduro ha avanzato proposte di dialogo. Ma suoi avversari, capitanati dagli Usa non vogliono il dialogo, vogliono semplicemente distruggerlo, cancellando così una pericolosa anomalia nel loro mondo normalizzato.

Vergogna per l’Italia, la Lega si sa, ma anche per i cambianulla dei Cinquestelle, che si sono sostanzialmente allineati a questo fantasma di Europa che, genuflessa agli americani, ha ignorato la regola basilare delle relazioni internazionali, quella della non ingerenza.

Per questo sto con la Rivoluzione Bolivariana, con Maduro, con il Venezuela, contro le inaudite e vigliacche prepotenze che gli stanno facendo. Spero che vincano, anche sulle anime candide e pavide della sinistra nostrana.

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