di Roberto Musacchio - transform!Italia

Quel 23 maggio in cui inizieranno i 3 giorni di votazione in tutta Europa per il nuovo Parlamento è ormai la data a cui tutti guardano. “Europeisti” e “Antieuropeisti”, paradossalmente, uniti nel considerare la “presa” della UE ciò che consentirà loro di continuare ad esistere. Naturalmente l'”abbraccio” tra i due contendenti assomiglia a quello di due pugili che se le danno di santa ragione e ogni tanto “legano” come si dice per la boxe.
Quando si picchiano duramente appaiono pieni di forza, i “campioni” che non temono avversari. Ma quando si legano qualche idea che alla fin fine potrebbero entrambi stramazzare al suolo viene.
Magari è solo una speranza. Però certo l’Europa, anzi meglio dire le persone che vivono in Europa, non se la passano proprio bene perché la vita fa sempre più schifo e una bella rissa tra “elites” e “populisti” forse alla fin fine non apparirà come una soluzione.
Anche perché non è che poi i due fronti propongano proprio cose così diverse. Certo, so bene che si parla di ritorni di fascismi e xenofobie. Ma la UE che c’è adesso certo non è un modello di democrazia e per i migranti il trattamento è stato pessimo.
Se poi si fa un giro Paese per Paese ci si accorge di quante “sliding doors” ci siano che permettono il passaggio da membro della elite a “capitano” populista. Pensare che la Lega sia ad esempio un “capitano” del nuovo fa sorridere o, meglio, piangere.
Certo, può anche crollare tutto e la scossa sarà forte per tutta la globalizzazione. Ma se la lotta è sempre più per “prendersi” la UE forse tutte e due i contendenti in realtà pensano che questo strumento può fare il loro gioco.
E poi gli “intermedi” sono più di quello che appaia e alla fine chissà se l’abbraccio che lega non vada oltre i 15 rounds.
Ma ciò a cui bisogna guardare non è il ring che vuole attirare i riflettori ma i luoghi della vita reale.
È a quei luoghi che deve guardare tutta quella sinistra che in tutti questi decenni si è battuta non per prendersi la UE ma per costruire un’altra Europa, una comunità democratica e equa.
Questa sinistra, lo so, non è unita in un solo soggetto e, soprattutto, ha anche qualche idea diversa.
Ma io credo che ciò che unisce sia molto di più di ciò che divide. E, soprattutto, che la responsabilità che abbiamo è veramente molto grande, oserei dire storica.
Io penso che vada fatto tutto ciò che è possibile per combattere questa battaglia in modo articolato ma sapendo anche colpire insieme.
Dunque lotte comuni, piattaforme comuni, liste unitarie.
In questo quadro c’è anche la questione dello Spitzenkandidat, cioè di quella figura che “corre” per la Presidenza della Commissione.
In un quadro in cui la partita è veramente europea è elemento che ha una sua rilevanza chi viene proposto. E infatti i popolari individuano Weber uomo della Csu indicato come di raccordo con le destre.
La Sinistra Europea candidò nel 2014 Alexis Tsipras che fu simbolo di una lotta e vero candidato, abile e capace.
Ora la situazione è più complessa e c’è anche il rischio che una candidatura divida invece che unire.
Eppure io penso che sarebbe un peccato non avere un capitano e una capitana.
Certo servono figure che siano connesse fortissimamente alle lotte, esemplari e autorevoli. E che siano al di sopra e oltre le attuali “divisioni”.

Io penso che donne e uomini così, per fortuna, ce ne sono.

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