di Vito Nocera.

C'e', in questa stagione politica che si e' aperta con la nascita del nuovo governo, un paradosso interessante sul quale e' utile riflettere.

L'insistenza dei nuovi governanti sul termine cambiamento, il loro stesso essere o presentarsi come completamente nuovi ( proprio come se sorgessero dal nulla ), sta generando un fenomeno singolare- ma poi nemmeno tanto - di simpatia di fatto per il " cambiamento " di tanti, noti o meno noti, che provengono da storie di sinistra.

Tralascerei qui la categoria del trasformismo, presente ma meno degna di nota. E' invece la fascinazione autentica che si avverte in tanti che merita l'avvio di un dibattito.

Solo l'avvio, perche' il tema e' complesso e richiedera' qualche ulteriore elemento che emergera' dai fatti.

Tradotto da Flavio Cuniberto, e' stato pubblicizzato proprio oggi da un quotidiano, un libro di Wolfram Eilemberger edito da Feltrinelli, dal titolo " Il tempo degli stregoni ".

Il libro descrive gli anni che in Germania precedettero il nazismo attraverso la disputa filosofica e politica tra i quattro maggiori filosofi del tempo, Cassirer, Heidegger, Benjamin e Wittgenstein.

Gli anni venti volgono al termine, siamo alla vigilia della piu' pesante crisi economica dell'età moderna ( che sara' in qualche modo eguagliata solo da quella contemporanea scoppiata nel 2007 - 2008 ) e la Repubblica di Weimar e' sull'orlo della disfatta.

In quel clima quei quattro grandi pensatori dividono non solo le loro idee ma perfino le loro stesse vite e parabole individuali.

Se Cassirer resta fedele ai valori liberali dell'umanesimo e dell'illuminismo tedesco, Martin Heidegger , trascinando con se tanti giovani filosofi, fu sedotto ,e a sua volta sedusse, abbracciando le promesse di un nuovo mondo che stavano emergendo col nazionalsocialismo.

In realta' tutti loro aspirarono a una svolta profonda , rivoluzionaria. Tanto era forte in loro la critica della modernita', del suo indirizzo fallimentare, la presa di distanze dalla cultura borghese.

Ma se il pensiero di Heidegger si innerva col ciclo che si apriva, a simboleggiare la disperazione di un equivoco ormai irreversibile fu Walter Benjamin.

Benjamin, tormentato e angosciato, e temendo di non riuscire a sfuggire ai nazisti, si uccide nel settembre del 1940. Chissa' se anche roso dal rimorso di aver condiviso con gli altri esponenti del pensiero rivoluzionario radicale la critica a Weimar.

Il sovranismo e il nazionalismo odierno hanno qualcosa in comune con quella svolta drammatica nella storia dell'Europa, e di fatto del mondo ?

Non so dirlo, e certo se si trattasse solo di fatti italiani propenderei per il no. Tutto piu' fiacco, meno ardente, con alle spalle nessuno di questi pensieri lunghi, per quanto discutibili.

E vicende come quella che ha cercato di imporre Savona all'Economia ( per fortuna stoppate da uno stoico e drammatico Mattarella ) confermano solo che sempre i cambiamenti che si vogliono palingenetici contengono in se germi di quel " sovversivismo delle classi dirigenti " di cui parlo' Gramsci. In questo caso di frazioni perdenti di classi dirigenti in cerca di rivincite di casta.

Sappiamo pero' che non parliamo solo d'Italia. C'e' Trump, la Brexit, altri segnali inquietanti come Cambridge Analytica. Il ruolo della Russia. E quel Bannon che dopo aver favorito l'avvento di Trump gira per l'Europa e anche nel nostro Paese.

Sbaglieremmo allora sia a sottovalutare le cose, sia a ridicolizzare la svolta in atto. 
Avra' delle contraddizioni che certo andranno evidenziate e utilizzate. Avra' un cammino non facile e non e' detto che - come e' negli auspici e nei progetti dei protagonisti - avra' davvero vita lunga.

Pero' occorre prendere le cose sul serio e provare a trovare non tanto una opposizione di giornata, incerta e altalenante, priva di una vera prospettiva alternativa.

Ma sforzarsi di elaborare un pensiero, che solo puo' dare una prospettiva all'azione.

Se questi promettono, non questo o quello( che possiamo contestare) ma una specie di nuovo Eden, una rottura antiborghese e anti occidentale ( e' questo il luccichio che affascina i tanti rivoluzionari nostrani, come affascino' quelli che criticarono la Repubblica di Weimar), e' solo una nuova idea dell'Occidente e del mondo, critica degli equilibri di dominio attuali, che ne puo' fermare la corsa.

Facile a dirsi, molto , molto piu' difficile a farsi. Ma meno di questo non spostera' le opinioni pubbliche globali dalle loro attuali convinzioni. E non ne fermera' la corsa verso una nuova e ,temo drammatica, pagina della storia del mondo.

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