In merito alla discussione in atto sulla istituzione di un 'salario minimo' per i lavoratori, la posizione dell'autorevole esponente del PD, Cesare Damiano, per cui un salario lordo mensile che si aggirasse sui 1500 euro lordi sarebbe 'troppo' alto, è una posizione che non sorprende ma che segnala la totale estraneità del Pd alle condizioni di vita e di lavoro degli operai e dei lavoratori dipendenti in generale.
L' Italia è uno dei paesi OSCE in cui salari e stipendi sono più bassi, in cui in questi anni è calato il potere di acquisto, in cui lavoro precario e al nero sono diventati la norma, in cui sono stati annullati tanti diritti del lavoro.
In Italia avere un lavoro,in troppi casi,significa non uscire dallo stato di indigenza, perchè l'offerta è molte volte di un 'lavoro povero'.
In Umbria è doppiamente più complicato accettare la posizione di Damiano, infatti la nostra regione da un lato vede aumentare i cittadini che precipitano in uno stato di povertà, dall'altro ha i salari e gli stipendi inferiori del 7% rispetto alla media nazionale, oltre che la più alta percentuale di pensionati al minimo.
Quindi aldilà dello strumento che si adotterà (legge sul salario minimo o contratti nazionali riconosciuti per legge), il lavoro deve essere valorizzato innalzando ben oltre i 9 euro, minimi lordi orari, di cui si parla, anche per potenziare la domanda interna di beni e servizi.
La posizione del PD, ancora una volta ci chiarisce che è urgente e necessario un nuovo partito che rappresenti gli interessi materiali del lavoro, una nuova e forte sinistra.
Perugia 24 giugno 2019
Stefano Vinti

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