di Marco Palazzotto* - JacobinItalia.

Nel centenario della morte, Rosa Luxemburg (1871-1919) è stata ricordata come socialista, per il suo ruolo nel pensiero femminile e per la straordinaria personalità che viene fuori dal suo epistolario. Qui vogliamo ricordare anche il suo fondamentale contributo alla critica dell’economia politica, in primo luogo con i libri L’accumulazione del capitale (1913) e Introduzione all’economia politica (1912 ).

L’accumulazione è senz’altro da considerare l’opera principale di Rosa Luxemburg. Lo scopo dell’opera era rispondere al quesito «dove sono i consumatori del plusvalore?». La risposta della rivoluzionaria polacca è che dentro un sistema puramente capitalistico sarebbe impossibile reperire la domanda per il consumo di merci prodotte in regime di accumulazione. Tale domanda dovrebbe ricercarsi altrove. E proprio per trovare questa domanda aggiuntiva nasce secondo Rosa Luxemburg l’imperialismo. Infatti, la conquista di nuove colonie da parte degli Stati a economia capitalistica andò di pari passo con la concorrenza, militare ed economica, per accaparrarsi nuovi spazi di accumulazione dopo la saturazione delle economie interne. Ma la lotta per la spartizione di queste zone pre-capitalistiche porta prima o poi alla saturazione dell’intera economia globale, in un mondo divenuto integralmente capitalistico. A quel punto si verifica il crollo del sistema per la carenza della domanda del sovrappiù.

Per questa sua teoria Rosa Luxemburg è stata accusata – anche da illustri marxisti come Lenin o Sweezy – di «crollismo sottoconsumista». Ma andiamo con ordine. Alla fine proveremo a spiegare come si difende da queste accuse e perché il suo contributo fu sottovalutato dai marxisti suoi contemporanei e successivi.

Gli schemi di riproduzione e la teoria dell’imperialismo

Rosa Luxemburg in L’accumulazione si serve degli schemi di riproduzione del secondo libro del Capitale di Marx per spiegare la sua teoria. Gli schemi di riproduzione sono dei sistemi di equazioni che Marx utilizza per studiare la complessa realtà della produzione capitalistica. Utilizza lo schema di riproduzione semplice per spiegare lo stato stazionario dell’economia; lo schema di riproduzione allargata per spiegare lo sviluppo di un’economia caratterizzata dal continuo investimento di quota dei profitti: l’accumulazione.

Si parte dalla formula c+v+p, ovvero la formula del valore della produzione, dove c sta per capitale costante, ossia l’insieme dei costi sostenuti dal capitalista per i mezzi di produzione; v è il capitale variabile, ovvero l’insieme di salari e stipendi pagati ai lavoratori; e p è il plusvalore, in pratica ciò che rimarrebbe dalla vendita dei prodotti decurtati c e v.

Nello schema di «riproduzione semplice» tutto il plusvalore viene consumato dai capitalisti. Si ha accumulazione e quindi sviluppo della riproduzione quando questa è allargata, cioè quando buona parte del plusvalore, che prende la forma di profitto, viene reimmessa nel sistema per allargare la produzione. «La riproduzione allargata non è un’invenzione del capitale, ma costituisce la regola di ogni forma sociale storica di sviluppo economico e civile. La riproduzione semplice – cioè la pura e semplice ripetizione del processo produttivo sempre alla stessa scala – è bensì possibile e si riscontra di fatto in lunghe fasi dello sviluppo sociale: ad esempio nelle comunità agrarie di villaggio a tipo comunistico della prima antichità»     

Perché ci sia accumulazione quindi è necessaria una forma allargata della riproduzione che deve rispettare tre condizioni. Prima condizione: la produzione deve generare plusvalore, forma elementare senza la quale il capitalismo non genera aumento della produzione. Seconda condizione: il plusvalore deve essere realizzato, quindi deve assumere la forma monetaria. Terza condizione: una volta che il plusvalore sia stato realizzato e sia stata aggiunta una parte al capitale per l’accumulazione, è necessario che questo nuovo capitale aumentato assuma la forma di capitale produttivo (ossia di mezzi di produzione e di forza-lavoro) e che la parte di capitale scambiata per utilizzare la forza-lavoro assuma la forma di mezzi di sussistenza. Una quarta condizione aggiuntiva: che la produzione allargata torni sotto forma di denaro. La presenza del mercato di scambio, luogo in cui la merce può essere venduta al suo valore, è fondamentale affinché questo ciclo si concluda.

Per continuare la spiegazione dell’accumulazione Rosa Luxemburg, mutuando da Marx, espande la formula c+v+p dalla produzione del singolo capitalista all’intera produzione sociale. Dopodiché, per spiegare la produzione dell’intera comunità dei capitalisti usa due sezioni: produzione di mezzi di produzione (somma di macchinari, impianti, attrezzature, materie prime, semilavorati, ecc.) e produzione di mezzi di sussistenza (prodotti indispensabili a soddisfare i bisogni essenziali delle persone: abitazione, vitto, vestiario). Entrambe le  sezioni hanno come obiettivo la produzione di plusvalore creato grazie allo sfruttamento della forza-lavoro (che è la differenza tra il valore del prodotto del lavoro e la remunerazione sufficiente al mantenimento della forza-lavoro). La formula c+v+p trova perciò applicazione in ciascuna delle due sezioni. Infine le due sezioni, essendo influenzate l’una dall’altra, devono presentare determinati rapporti quantitativi. «Più precisamente, una deve produrre tutti i mezzi di produzione di entrambe, l’altra i mezzi di sussistenza per i lavoratori e i capitalisti di entrambe».      

Partendo da queste premesse Marx costruisce la seguente formula di riproduzione capitalistica semplice:

  • 4000 c + 1000 v + 1000 p = 6000 mezzi di produzione
  • 2000 c +   500 v + 500  p = 3000 mezzi di consumo

Le cifre rappresentano grandezze di valore, ovvero denaro, con rapporti reciproci esatti. La circolazione si compie nel seguente modo: la prima sezione produce mezzi per entrambe le sezioni (6000 = 4000 c + 2000 c). La seconda sezione produce prodotti di consumo per l’intera società che saranno spesi con redditi di capitalisti e salariati [3000 mezzi di produzione = (1000 v + 1000 p) + (500 v + 500 p)].

Trattandosi di riproduzione semplice si suppone che tutto il plusvalore si trasformi in profitti e che venga interamente consumato dai capitalisti in beni di consumo per questa classe sociale.

Questa rappresentazione dovrebbe aiutare a capire meglio le relazioni tra i due settori:

  • 4000c+1000v+1000p=6000 mezzi di produzione
  • 2000c+  500v+ 500p=3000 mezzi di consumo

Nella riproduzione allargata la differenza sta nel fatto che qui una parte del sovrappiù (l’eccedenza dei beni prodotti rispetto a quelli impiegati nel processo produttivo) non viene consumata dai percettori di profitto, ma aggiunta al capitale operante per essere capitalizzata.

Vediamo numericamente come Marx spiega l’accumulazione.

  • 4000 c + 1000 v + 1000 p = 6000 mezzi di produzione
  • 1500 c +   750 v + 750  p = 3000 mezzi di consumo

In questa rappresentazione succede che la produzione totale è sempre di 9000 (6000 mezzi + 3000 consumo), ma abbiamo di fronte due scompensi. I mezzi di produzione (6000) superano in valore di 500 la quantità consumata realmente nella società ( 4000 c + 1500 c). I mezzi di sussistenza (3000) presentano un deficit di 500 rispetto al fabbisogno dei lavoratori (1000 v + 750 v) e alla somma del plusvalore ottenuto (1000 p + 750 p). Ne consegue che il consumo della classe capitalista deve essere inferiore al plusvalore che è stato espropriato alla classe dei lavoratori. Sono quindi soddisfatte due premesse fondamentali: «una parte del plusvalore appropriato non viene consumata mentre vengono prodotte quantità maggiori di mezzi di produzione affinché il plusvalore capitalizzato possa essere impiegato ad allargare la produzione».

Questo schema è la base matematica che Marx usa per spiegare l’accumulazione. A questo punto Rosa Luxemburg si chiede da dove arrivi la «domanda solvibile di merci». «Da dove si origina la domanda continuamente crescente che sta alla base del progressivo allargamento della produzione dello schema di Marx?». Una prima risposta è che non può venire dai capitalisti dei due settori, perché questi devono conservare una parte del plusvalore per la produzione successiva con maggiore capitale costante per produrre maggiori beni di consumo. Ma chi necessita dei mezzi di consumo aumentati? Gli schemi risponderebbero: i lavoratori. Ma in realtà i lavoratori possono comprare soltanto i beni pari al capitale variabile, ovvero ai salari che gli sono stati pagati dai capitalisti.

Malthus risponderebbe che l’aumento della popolazione potrebbe coprire questo aumento di domanda. Ma l’aumento di popolazione aumenta anche la forza lavoro utile all’accumulazione e quindi questo aumento copre anche l’aumento di domanda di lavoro. Rosa Luxemburg allora prende in considerazione altri strati della popolazione come proprietari terrieri, liberi professionisti, funzionari di Stato e clero. Nella realtà i primi erodono una parte dei profitti e quindi del reddito dei capitalisti. Le altre categorie, come ad esempio i professionisti, ricevono i loro mezzi monetari direttamente o indirettamente dalla classe dei capitalisti che «li tacita con briciole del suo plusvalore». Il clero riceve i mezzi monetari in parte dai capitalisti e in parte dai salari. Infine, lo Stato è sostenuto dalle tasse sui profitti e sui salari.

«Essendo dunque impossibile trovare all’interno della società capitalistica gli acquirenti visibili delle merci in cui la parte accumulata del plusvalore si nasconde, non resta che una via d’uscita: il commercio estero». Però come sostiene Marx nel primo libro del Capitale, per studiare «l’oggetto della ricerca nella sua purezza, […] dobbiamo considerare l’intero mondo commerciale come una nazione sola, e presupporre che la produzione capitalistica si sia installata dovunque».              

Anche dopo questa considerazione Rosa Luxemburg rimane dubbiosa e si domanda allora chi comprerà le merci addizionali, per chi si dovrà allargare la produzione se consideriamo l’intero mondo come una nazione sola. In questa parte dell’opera la studiosa polacca sembra cadere nell’errore che rileveranno poi i suoi critici, come dicevamo in premessa. Comincia in questa fase del libro una carrellata di citazioni dal II volume del Capitale per spiegare da dove proviene il denaro per far circolare il plusvalore. In realtà è Marx che confonde la questione, tant’è che Luxemburg stessa dice:

«La questione non è dunque: da dove proviene il denaro per realizzare il plusvalore? Ma dev’essere: dove sono i consumatori del plusvalore? L’accumulazione del capitale è finita in un circolo vizioso: il libro II del Capitale non ci permette di uscirne».

Come ho evidenziato in premessa Rosa Luxemburg risolve il problema della provenienza della domanda del sovrappiù con la teoria dell’imperialismo, cioè la tendenza ai conflitti tra paesi capitalistici per accaparrarsi zone pre-capitalistiche. Questa tesi è esposta con maggiore enfasi nello scritto noto come Una anticritica (scritto nel 1913, ma pubblicato postumo nel 1921) nel quale la pensatrice polacca risponde ad alcune delle obiezioni avanzate da economisti marxisti del tempo. In questo testo viene spiegato meglio il concetto dell’imperialismo come forma specifica di accumulazione. L’errore in cui cade, semmai, è la ripetuta affermazione secondo la quale «l’accumulazione in un ambiente esclusivamente capitalistico è impossibile». La domanda che assorbe il sovrappiù infatti non deriva solo dai consumi operai, e Rosa Luxemburg non vede che il calo di consumi della classe lavoratrice può essere compensato da investimenti e quindi da aumenti di acquisto di beni strumentali.

Economia politica e teoria del salario relativo

L’altro scritto teorico di critica dell’economia è Introduzione all’economia politica, volume pubblicato postumo (1925) che si basa sulle lezioni che Rosa Luxemburg impartì per la scuola di partito e scritto probabilmente in carcere nel 1912.

Il testo presenta elementi innovativi nella letteratura marxista soprattutto per la sua analisi sul salario relativo.

«Le invenzioni tecniche sono divenute il pane quotidiano in tutti i campi della produzione. […] Tutto il progresso nella produttività del lavoro si manifesta nella diminuzione della quantità di lavoro necessario al mantenimento dell’operaio. La produzione capitalista non può fare un passo avanti senza diminuire la parte del prodotto sociale che spetta ai lavoratori».     

A ogni perfezionamento della tecnica produttiva la parte del lavoratore nel prodotto diventa sempre più piccola e quella del capitalista più grande. «Il salario relativo cade sempre più in basso, in modo continuo e irresistibile; il plusvalore, cioè la ricchezza non pagata estorta ai lavoratori dai capitalisti, aumenta irresistibilmente e costantemente».      

Le conseguenze politiche che scaturiscono dalla suddetta interpretazione sono di grande portata. Contro l’abbassamento del salario relativo i lavoratori non possono far nulla, perché non possono far nulla contro il progresso tecnico. L’azione sindacale per aumentare i salari è quindi importante ma non risolutiva. Per combattere la caduta del salario relativo occorre combattere contro il carattere di merce della forza-lavoro. «La lotta contro la caduta del salario relativo non è più una lotta sul terreno dell’economia capitalista, ma un assalto rivoluzionario contro questa economia, è il movimento socialista del proletariato». Però Rosa Luxemburg evidenzia l’azione sindacale come importante per evitare che la forza-lavoro venga pagata al di sotto del suo valore. Il sindacato quindi gioca un ruolo organico ma indispensabile nel sistema salariale capitalistico.

Dalla teoria del valore alla scienza sociale del capitalismo

La produzione teorica di Rosa Luxemburg rappresenta una tappa fondamentale per lo sviluppo del pensiero marxista. Il marxismo stesso sopravvive grazie a contributi di questo calibro, insieme a quelli di Engels, Kautsky, Lenin, Hilferding, e altri, che – ahinoi – attualmente mancano.

Grazie all’Accumulazione del capitale riusciamo a capire meglio gli schemi di riproduzione, come funzionano gli scambi tra i settori principali dell’economia, come entra la moneta nella circolazione del capitale, come funzionano i mercati internazionali. L’analisi teorica del ciclo di accumulazione costituisce la base per la comprensione politica dell’imperialismo.

L’Introduzione all’economia politica oltre a fornire – grazie alla teoria della caduta tendenziale del salario relativo – una solida indagine sul sistema del lavoro salariato, descrive una teoria del valore e della produzione capitalistica scevra da incrostazioni economicistiche e tecniche. Questa concezione meno tecnica ci consente di collegarci alla teoria dell’alienazione e del feticismo, e ci avvicina, pertanto, alla critica dell’economia politica come grimaldello per elevare la teoria del valore a scienza sociale del capitalismo.

*Marco Palazzotto è impiegato in un ente pubblico, tra i fondatori di www.Palermo-Grad.com, ricopre incarichi direttivi nella Cgil in Sicilia.

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