La situazione economica e politica molto difficile lasciata dal governo giallo- verde, forse, non permetteva una finanziaria di rottura, dopo tanti anni di estremo liberismo il cui unico paradigma è stato il pareggio bilancio.

La sua abrogazione avrebbe dovuto essere il primo provvedimento di questo governo, perché quella norma impedisce politiche economiche espansive, necessarie per rilanciare questa stagnazione economica. Inoltre blocca di fatto qualsiasi politica sociale che possa davvero tutelare i tanti milioni di cittadini bisognosi; relega il lavoro ad un variabile dipendente del massimo profitto; favorisce la speculazione finanziaria su qualsiasi aspetto che riguarda la vita delle persone: dalla previdenza alla protezione, arrivando ai consumi.

Oggi la domanda è sostenuta con il debito essendo il potere d’acquisto dei salari fortemente contratto.

Noi riteniamo le scelte effettuate nella manovra di bilancio non sufficienti a dare quella svolta necessaria e che ci saremmo aspettati.

Giudichiamo positivamente il mantenimento della quota 100 per le pensioni, anche se andrebbe migliorata, la riduzione del cuneo fiscale, il reddito di cittadinanza, il blocco dell’aumento dell’Iva.

Ma oltre agli aspetti sociali, a nostro avviso, è insufficiente e inadeguato il provvedimento relativo all’evasione: manca una vera riforma fiscale, che è un freno all’intero sistema economico italiano.

Rimane insoluta la questione salariale, come quella dell’ambiente: sono questioni decisive per lo sviluppo.

Noi crediamo che affrontare il grande tema dell’occupazione significhi prevedere una drastica riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.

Pertanto vanno respinte con forza in Parlamento le proposte renziane, che sono state un disastro per l’occupazione e per i lavoratori, sia di abolire la quota 100 che tonare al Jobs Act.

Sono insufficienti, inoltre, gli investimenti per tutelare e proteggere l’ambiente, nonché ricostruire un territorio che ridia un’anima sociale ed una coesione ad intere comunità.

In questa manovra si pensa di recuperare risorse con l’utilizzo della moneta elettronica, la diminuzione di contante, però penalizzando fasce di popolazione estremamente operosa: artigiani, commercianti e professionisti.

Vanno colpiti, invece, i grandi speculatori, le finanziarie, le multinazionali di ogni settore.

Bene affrontare il problema della corruzione che insieme all’evasione costituiscono due facce della stessa medaglia, ma si dovrebbero, quindi, potenziare, in termini tecnologici e umani, gli organi di controllo, riformare un sistema fiscale capace solo di far pagare ai lavoratori dipendenti.

I cittadini, quindi, le parti sociali (partiti, sindacati, associazioni politiche) dovrebbero dare forza al Governo per avere più coraggio.

Si è visto ormai che le politiche di austerità producono recessione e povertà, diminuiscono i servizi sociali (sanità e scuola hanno subito in questi scellerati anni tagli che ne hanno minato l’efficienza), e le tutele (la previdenza pubblica è solo il fatto più rappresentativo.

Noi guardiamo nella situazione attuale, con seria preoccupazione, sia per le sorti del governo che per lo sviluppo produttivo, l’azione di questo nuovo partito di Renzi: Italia Viva, che sembrare aver solo lo scopo di attirare altri senatori o parlamentari, ricattare il governo, portare confusione nella maggioranza, per andare nel momento più conveniente al voto.

Alla sua fondazione alla Leopolda Renzi è stato chiaro: dopo il fallimento delle posizioni liberal- popolari di Berlusconi, si è aperto un spazio elettorale centrista, tra il populismo della Lega e la nuova coalizione giallo rossa, che può essere ricoperto dal suo partito.

In Italia sono assenti oggi i conflitti sociali e con esse anche quelle forze che li dovrebbero alimentare e seguire, per costruire quella massa critica che ci possa permettere di uscire da questa situazione stagnante.

Ma, sopratutto, giudichiamo estremamente pericolosa l’azione del centro destra, unito solo in apparenza e con l’obiettivo di tornare al potere, che punta ancora sull'odio, sulla divisione sulla paura dei diversi, con proposte populiste e irrealizzabili, attraverso messaggi demagogici, supportati dalla grande stampa e dalle televisioni private, a difesa degli inquisiti, degli evasori fiscali e del particolare rispetto il bene comune.

Per tutti questi motivi sono importanti le votazioni per il rinnovo del consiglio regionale dell’Umbria. Votare per la nuova e innovativa coalizione che va da 5 Stelle alla Sinistra, significa sconfiggere l’estrema destra, ridare speranza ad una regione e un buon governo di cambiamento e di sviluppo per l’intera popolazione.

La sinistra per l’Umbria
Giuseppe Mattioli - Attilio Gambacorta

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