di Anna Falcone

Quando il 18 Giugno abbiamo lanciato a Roma l’appello “Un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza” per bloccare il tentativo di rimozione della vittoria del 4 dicembre e costruire – attraverso l’unione di cittadini, forze civiche e politiche – un progetto basato sulla Costituzione e sulla lotta alle diseguaglianze e alle politiche neoliberiste degli ultimi governi, molti non credevano che saremmo riusciti ad arrivare in porto. 
E, invece, dopo mesi e mesi di incontri in cui abbiamo costruito la nostra proposta alternativa per una società più giusta e uguale, abbiamo dimostrato che quando si parla di temi e non di tattiche, quando ci si apre alla partecipazione e alle idee, invece che chiudersi nei palazzi o perdersi nei politicismi, l’unità si trova: nella base c’è già. 
Anzi, le persone che abbiamo incontrato ci hanno chiesto una cosa sola: unità delle forze e coraggio della proposta. Perché davvero non c’è più tempo ed è necessario partire subito per bloccare nel Paese e in Parlamento l’avanzata delle destre, e iniziare a costruire un futuro diverso. 
Per questo è necessario fare tutti un passo indietro: rispetto agli errori del passato, alle divisioni storiche, alla presunzione di essere migliori degli altri, ai tentativi di egemonizzazione, alle decisioni calate dall’alto. 
Lo abbiamo detto fin dal 18 Giugno: si cambia pagina, e lo si deve fare tutti insieme. O non saremo credibili. O ci diranno che neppure di fronte al pericolo reale di avere in Parlamento un schieramento politico avversario dei 2/3, capace da solo di cambiare la Costituzione – e sottomettere definitivamente ai mercati i diritti e le vite delle persone – la Sinistra e la società civile, che si sono mobilitate per difenderla, sono riuscite a unirsi per un fine più alto e più grande di loro.
Per questo, sin dall’appello del Brancaccio, abbiamo proposto un progetto unitario, civico e di Sinistra, che partisse dalle priorità delle persone – uguaglianza, lavoro, casa, reddito, salute, istruzione, ricerca, innovazione, ambiente, sviluppo ecologico, giustizia – per dar vita a una “lista unica” in netta e chiara opposizione al PD di Renzi e a tutte le forze che, in questi anni, hanno imposto al Paese l’agenda del capitalismo finanziario e approfittato della crisi per decapitare diritti e futuro di intere generazioni. 
Il 9 ottobre io e Tomaso Montanari abbiamo dichiarato in una conferenza stampa che, essendo finalmente tramontata l’ipotesi di un centro-sinistra asservito al PD e guidato da una leadership non legittimata dal basso – il primo dei successi del nostro percorso – avremmo iniziato una serie di incontri con le forze che intendevano lavorare per questo progetto. È quello che abbiamo fatto, incontrando anche personalità delle istituzioni, come il presidente del Senato Piero Grasso, da poco clamorosamente uscito dal Pd.
Nel frattempo abbiamo continuato a tenere le nostre assemblee in tutta Italia, per costruire il programma dal basso, e abbiamo convocato per il 18 novembre una grande assemblea, in cui tutte le proposte arrivate dai territori verranno discusse in tavoli tematici e convergeranno in un programma condiviso. La nostra proposta e il nostro programma: quelli che porteremo in dote nell’assemblea successiva, dove prenderà forma il programma della lista unica.
Perché se davvero si vuole provare a convergere su un progetto unitario, da un punto bisogna pur iniziare. 
Per questo abbiamo iniziato a discutere su un testo aperto a tutti, nessuno escluso: un testo che indicasse in modo chiaro e inequivoco la volontà di lavorare insieme, l’orizzonte politico e i punti di convergenza da cui partire. Una piattaforma di intenti che non serve a scavalcare, ma, al contrario, ad introdurre e ad aprire la via ad una seria e approfondita discussione sui temi, sulle priorità, sul metodo, sui programmi, che dovranno precedere – lo abbiamo detto più volte e lo ribadiamo – le scelte democratiche, coerenti e successive, su candidature e leadership. Per questo dobbiamo ora stabilire – e qui sì, con grande attenzione – i metodi di convocazione, partecipazione e deliberazione democratica di questa assemblea generale, di tutte le forze civiche e di Sinistra, a cui spetterà la parola finale su tutto.
Il primo riferimento a questo documento lo trovate nella mia intervista concessa al Fatto Quotidiano il 6 novembre, e nel nostro comunicato stampa sulle elezioni siciliane e il percorso futuro, pubblicato sui social e sul nostro sito. Purtroppo esso è filtrato sulla stampa prima che potesse essere sottoposto a tutte le forze. Passaggio che va recuperato. Detto ciò, è necessario ribadire con forza che questo testo preliminare NON E’ LA SOSTITUZIONE DEL NOSTRO PROGRAMMA CON UN ACCORDO DECISO DALL’ALTO, ma una base condivisa per stabilire il perimetro su cui costruire l’alleanza. 
Ora chiediamo a tutte le forze che pensano che non sia il caso di lasciare il prossimo Parlamento a alle destre di non drammatizzare le sbavature di un percorso formale, ma di voler contribuire a scrivere un programma davvero capace di invertire la rotta, e di partecipare alla assemblea sovrana che si delinea all’orizzonte di questo percorso. Perché gli spazi politici si contendono e le idee si fanno pesare nelle assemblee, non si abbandona il campo proprio quanto il percorso va nella direzione sperata.
È la via che proporremo nella nostra assemblea del 18, dove scriveremo il programma su cui baseremo la nostra azione futura e i confronti con i nostri compagni di viaggio. 
Questo percorso, questa trasparenza e questo impegno vanno ribaditi e tutelati da chi ha, evidentemente, cercato di intorbidire le acque per impedire che nasca una Sinistra unita e si presenti alle prossime elezioni una lista unica e alternativa alle destre e al PD. 
Per bloccare sul nascere congetture e illazioni vanno puntualizzati e resi evidenti alcuni obbiettivi raggiunti dal 18 Giugno ad oggi, su cui forse non si è riflettuto abbastanza:

1) Abbiamo bloccato i tentativi di ‘neutralizzare’ la vittoria del 4 dicembre, sgombrato il campo da progetti e leaders legati al Pd renziano, fermato ogni manovra volta a zittire, di fatto, la volontà di cambiamento del Paese e la nascita di qualcosa di serio a Sinistra, così come da ogni ipotesi di ricostruire il vecchio centro-sinistra.
2) Abbiamo lavorato a un progetto civico e di Sinistra, autonomo e coraggioso: un polo civico e di Sinistra alternativo a tutte le altre forze in campo. Questo progetto non sarebbe mai andato in porto senza la forza morale e politica del percorso del Brancaccio.
3) Abbiamo ribadito che qualsiasi progetto andrà costruito democraticamente e che i programmi, le candidature e le leadership andranno decise dal basso. Ed è passata anche questa linea: sarà un’assemblea generale a decidere su tutto.
4) Abbiamo chiesto e preteso che tale percorso coinvolga – fin dall’inizio – tutte le forze civiche e della Sinistra, a partire da quelle che hanno già aderito al nostro appello, ma che hanno il diritto di determinarsi autonomamente e contribuire attivamente al progetto. Senza di noi questa apertura, forse, non ci sarebbe stata. Per questo la dichiarazione di intenti è un documento aperto a tutte le forze che lo ritengono un punto di partenza possibile. 
5) Qualcuno non se n'è accorto, ma questo documento recepisce – ed è un importante successo – i punti “sostanziali” su cui si è incentrato il nostro appello! Ne cito alcuni: “riconnettere sinistra e società, per ribaltare rapporti di forza sempre più favorevoli alle destre in tutte le sue articolazioni”; l’appello “a tutte le esperienze del civismo, a chi lavora quotidianamente nell’associazionismo, alle forze organizzate del mondo del lavoro (…) a tutte le donne e gli uomini trascinati in basso dalla crisi (…) ai tanti portatori di competenze che non trovano occasione di metterle in pratica”, l’obiettivo di “una grande alleanza civica e di sinistra, che ristabilisca la centralità del valore universale dell’uguaglianza”, “la crescita delle diseguaglianze come principale fattore di crisi dei sistemi democratici”, la lotta alla “lunga crisi prodotta dai guasti del capitalismo finanziario”, la lotta alla svalutazione del lavoro, alla precarietà, allo sfruttamento di risorse, suolo e ambiente, “l’attualità e la modernità del modello sociale ed economico disegnato dalla nostra Carta Costituzionale”, la cancellazione del “jobs act” e molto altro ancora. Vi invito a leggerlo: sono tutti punti di convergenza, e tanti altri se ne troveranno, ma solo a condizione che iniziamo a discuterne insieme.

Questo è il percorso democratico e costruttivo che abbiamo intrapreso e che è, per noi, un grande risultato, insperato e insperabile fino a poco tempo fa. A questo, ha contribuito anche il voto della Sicilia, la caduta verticale del PD e la consapevolezza della necessaria apertura al mondo civico e a quella maggioranza ormai assoluta di cittadini che non vota più. 
È un percorso trasparente e pubblico: di tutte le tappe abbiamo informato sempre tutti, pubblicamente, fino a farci ritenere ‘impolitici’. Forse abbiamo in mente solo un’altra politica. Se fossimo stati interessati ad altro, gli “accordicchi” li avremmo fatti mesi fa quando ci avevano proposto candidature e ruoli che abbiamo pubblicamente rifiutato. 
Continuiamo a lavorare per il progetto della lista unica che abbiamo presentato nel nostro appello. Chiunque sostenga altro o denunci presunti inciuci e tradimenti, nonostante le smentite e i chiarimenti su cosa sia accaduto, forse, aveva un progetto diverso dal nostro fin dall'inizio e l’unità non l’ha mai voluta costruire. Forse, ed ora ha una paura dannata che stavolta il progetto riesca. Peggio, che possa nascere, finalmente qualcosa di serio e partecipato a Sinistra.
Noi andiamo avanti, con la coerenza e il coraggio di chi non è mai sceso a compromessi (e non lo farà certo adesso). E con il buon senso di chi sa che i progetti unitari possono nascere solo da confronti democratici, dal dialogo, dalla capacità di ascoltare e di convincere i propri interlocutori – con mediazioni alte – della bontà di un percorso e di un metodo aperti che, come oramai riconosciuto da tutti, sono gli unici che possano portare al successo questa lista e questo percorso.
È questo percorso democratico che continueremo a garantire in tutte le nostre interlocuzioni con gli altri soggetti della Sinistra. 
I fini “alti” del nostro appello, l’apertura a tutti della dichiarazione di intenti – a partire da chi ha già aderito al percorso del Brancaccio – e l’adozione di un metodo democratico, trasparente, condiviso e partecipato per la costruzione della lista e del progetto unitario sono e restano i punti per noi irrinunciabili. 
Contemporaneamente, sia chiaro, lo spazio politico ‘del Brancaccio’ non esaurisce certo il suo percorso con la partecipazione ad una lista unitaria (che per sua natura non può che essere ispirata al compromesso più avanzato possibile): dopo il voto dovremo lavorare duramente, tutti insieme, per costruire la Sinistra che ancora non c’è, ma pensiamo che sarebbe irresponsabile, se non “criminoso”, nelle condizioni attuali, rinunciare a portare in Parlamento il maggior numero possibile di donne e uomini nuovi, capaci di difendere insieme la Costituzione e le ragioni dei sommersi. Abbiamo davanti a noi una battaglia che è più importante delle identità, o velleità, dei singoli.
Lavoriamo per un patto fondato sulla Costituzione, che offra al Paese e agli italiani un progetto politico di giustizia e uguaglianza sociale, di genere e intergenerazionale, per i cittadini di oggi e di domani. È l’impegno che assumiamo come persone libere, e fedeli a un ideale più grande e più importante di tutti noi.

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