di Leonardo Caponi.

eppure in grave ritardo e con modalità di nascita che la fanno troppo assomigliare a esperienze pattizie del passato, finalmente, la buona notizie è arrivata: si è costituita, in vista delle elezioni comunali della prossima primavera, la “Coalizione di cittadinanza e popolare”, formata da tutte le forze alla sinistra del Pd, con l’eccezione scontata di Mdp che rientra all’ovile piddino (vedremo quanto questa scelta sarà condivisa dal suo elettorato).

Comunque sia la decisione delle altre componenti di mettersi insieme per presentarsi alle elezioni per Palazzo dei Priori va nella giusta direzione. Mi ritengo un convinto assertore della possibilità di “saltare il turno”. Ma stavolta per mille motivi e a rischio nuova bruciante sconfitta, la presenza della sinistra sulla scheda elettorale è indispensabile, se non altro per dare un segno di vita.

Del resto non è detto che la presenza di una qualche rappresentanza negli scranni della Sala del Malconsiglio, sia del tutto impossibile. Modestamente mi sentirei di formulare alcune proposte e suggerire qualche consiglio ai compagni che dirigeranno la dura battaglia che si prospetta. Lo faccio in modo didascalico e più sintetico possibile, proponendo, se ne sono ancora capace, qualche intuizione:

Uno: i tempi di elaborazione e presentazione del programma e la scelta dei candidati vanno drasticamente accelerati.

Due: è necessario fare un grande e genuino sforzo per costruire una forza aperta, democratica, inclusiva, chiamando a esserne protagonista la “base” e persone non direttamente impegnate in politica in modo che la lista acquisisca un carattere civico - politico.

Tre. La cosa più importante. Lo spazio politico che si è aperto e che la sinistra può riempire, è dato dalla sconcertante somiglianza e vacuità del programma del centro destra e di quello del Pd e dei suoi alleati. Non c’è una differenza strutturale tra il progetto di Romizi e quello di Giubilei; e tutto si basa su una fraseologia ( di cultura idealista) suggestiva quanto banale e scontata (chi può non volere una città, come dice Giubilei, più bella, vivibile e sicura?) ma totalmente vuota di contenuti reali. Sempre secondo Giubilei Perugia deve tornare ad essere una “capitale”. Che vuol dire? Anche Città del Messico è una capitale ma è un casino infernale.

Quattro. I contenuti, che sono la cosa che possono far distinguere e rendere “diversa” la proposta della sinistra. Perugia ha bisogno di un cambio di modello di sviluppo (non rinunciare all’industria) e urbanistico, interrompendo la nascita dei grandi centri commerciali e di nuove volumetrie edilizie, per dare spazio al recupero del centro storico (che mi dicono deserto anche in questi giorni) e del patrimonio degradato con relativa risocializzazione dei quartieri.

Cinque. La gente, parliamoci chiaro, non è a questa altezza di ragionamento. La gente (come in parte è giusto e comprensibile) chiede la soluzione di problemi minuti o più minuti. Per rendere “comprensibile” il nostro ragionamento generale, occorre trovare un motivo particolare ma forte, illustrativo, una specie di cartolina, di un programma e di una filosofia di governo più complessi, rifacendosi al modello cinquestelle.

Cinque. Questo motivo può essere il No all’Ikea, emblematico, appunto, di una nuova politica, che può attrarre anche forze intellettuali e sociali di una sinistra diffusa, del moderatismo progressista e persino borghesi.

Sei. La scelta del candidato/a a Sindaco e dei candidati (che, nonostante le scarse possibilità di successo, con l’elettoralismo dilagante, potrebbero proporsi in numero consistente) deve essere rapida, dopo il programma, e gestita in maniera aperta, democratica e trasparente, magari, come si faceva una volta affidando a una commissione di saggi o chi altri che si impegna a non candidarsi, una ampia consultazione ad personam per poi proporre le conclusioni a una o più assemblee regolate, ma aperte.

Sette. Rifletterei sulla eventualità di aggiungere al nome della lista il termine “sinistra”, cioè scriverei “Coalizione di sinistra, di cittadinanza e popolare”, perché mi pare sbagliato e inutile che la sinistra si nasconda per inseguire l’ordine corrente delle cose.

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