di Stefano Fassina.

SinistraA pochi mesi (5?) dalle elezioni, noi, Sinistra Italiana, Art. 1-Mdp, Possibile e i protagonisti del Brancaccio, non abbiamo ancora un nome, un simbolo, un messaggio identificativo per quel popolo delle periferie esistenziali, economiche e sociali che vorremmo tornare a rappresentare.

Ieri sera, a Calenzano, a ridosso di Firenze, un’altra bella assemblea promossa da Sinistra Italiana e Art. 1-Mdp. Si susseguono in queste settimane in tutta Italia. Anche ieri, tanti interventi appassionati. Un unico, martellante, denominatore comune: avviamo subito il percorso aperto e partecipato per la lista unitaria. Basta politicismi. Basta attendismi. Basta carambole tra chi, da una parte, fa melina e continua a sperare in una inversione a “U” del Pd dopo il voto in Sicilia per poter riaprire la partite delle alleanze, data anche la legge elettorale imposta a colpi di vergognosi voti di fiducia; e chi, dall’altra, asseconda la melina, sperando di potersi liberare da un potenziale alleato dalle responsabilità politiche ingombranti e poter rappresentare il profilo spensierato e leggero dei “movimenti”. Se ancora esiste un “popolo della sinistra” dal quale trarre passione politica e forza morale e intellettuale, questo popolo è esausto per colpa nostra. E implora di muoversi. È da tempo scaduto il tempo.

Sono mesi che siamo invischiati in discussioni autoreferenziali e incomprensibili. Una telenovela infinita, mentre Pd, destre e grillini parlano all’Italia, con messaggi spesso inquietanti, ma riconoscibili. A pochi mesi (5?) dalle elezioni, noi, Sinistra Italiana, Art. 1-Mdp, Possibile e i protagonisti del Brancaccio, non abbiamo ancora un nome, un simbolo, un messaggio identificativo per quel popolo delle periferie esistenziali, economiche e sociali che vorremmo tornare a rappresentare. Che fare per contribuire a sbloccare il percorso della lista unitaria?

Non ho mai avuto una cultura “basista”, ma oggi sento la responsabilità di fare un appello a chi sta sul territorio: fatevi sentire, convocate assemblee unitarie e inviate messaggi ultimativi a Roma. Andare avanti nelle prossime settimane con percorsi separati (ciascuno il suo, 4-5 sentieri paralleli), vuol dire arrivare a rifare, nel migliore dei casi, una fallimentare “Lista Arcobaleno”. Al contrario, abbiamo assoluta necessità di fare un’assemblea nazionale tutti insieme entro la fine di Novembre. Abbiamo bisogno, come l’aria che respiriamo, di far partecipare ciascuna e ciascuno alle scelte fondamentali sul programma e sulla classe dirigente per rappresentarlo. Ognuno di noi ha, maggiore o minore, una responsabilità sulle spalle.

Oggi, esattamente 100 anni dopo la pubblicazione del testo originale, il nostro Antonio Gramsci ci scriverebbe: «Odio gli attendisti. Credo che vivere voglia dire essere protagonisti. Chi vive veramente non può non essere cittadino e protagonista. L’attendismo è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli attendisti. L’attendismo è il peso morto della storia. L’attendismo opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. …. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli attendisti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. …».

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