di Alfonso Gianni.

Non saprei come definire alcuni magistrati corrotti e soprattutto gli uomini del Pd, come Luca Lotti e Cosimo Ferri che hanno intrigato per orientare le scelte sul capo della Procura di Roma. Ha ragione Riccardo de Vito, presidente di Magistratura Democratica: non si tratta solo di "mele marce", emerge una grande questione morale, politica e istituzionale. L'autogoverno della magistratura viene trasformato in eterodirezione, cioè manovrato dall'esterno, precisamente da una parte del ceto politico. La divisione dei poteri, su cui si basa lo stato democratico (ma anche quello liberale se la parola non avesse cambiato di senso) va a farsi benedire. E' tutta acqua al mulino di Salvini che da tempo sta portando un attacco frontale alla Magistratura, sia con la cosiddetta separazione delle carriere sia più direttamente con l'intimidazione nei confronti dei magistrati che non si allineano al suo volere. Il guaio è che trova persino chi fa il mestiere sporco al posto suo.

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