La preoccupazione è grande per i dati resi pubblici dall'ISTAT sulla dichiarazione dei redditi 2016 degli umbri.
La media dei redditi umbri è di 18.839 euro, inferiore dell'8,5% a quella nazionale che si attesta a 20.690 euro.
Un dato preoccupante che conferma il declino, serio e continuo, dell'Umbria, che continua a perdere il contatto con le regioni del centro-nord, in quasi tutti i parametri economici fondamentali.
I contribuenti umbri sono 606.294, di cui ben 175.528 si collocano sotto i 10 mila euro e 201.727 tra i 15 e i 26 mila euro.
La diseguaglianza del reddito tra i cittadini e le classi sociali si sta allargando, intaccando fortemente la coesione sociale, uno dei vanti della costruzione politica regionale.
L'Istat ci informa inoltre che i lavoratori dipendenti sono 304.089 e i pensionati 249.340, cioè quelli che pagano sicuramente le tasse.
Altro dato molto preoccupante, nel 2016, il tasso di occupazione scende dello 0,4%, cioè scende a 354 mila occupati rispetto ai 360 mila del 2015, con una perdita nel solo 2016 di 16 mila posti di lavoro.
Dati che hanno origini antiche e strutturali, ma che le politiche di austerità imposte da questa Europa e dai governi centrali di stampo liberista, hanno accentuato.
Una situazione seria e preoccupante, che dovrebbe spronare chi governa la Regione e gli enti locali a cercare soluzioni concrete per invertire la tendenza al declino, ad iniziare dalla definizione di un Piano Regionale del Lavoro; l'aumento degli investimenti pubblici; la definizione di un Reddito di Cittadinanza; politiche di incentivazione alla riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, come misure urgenti.
Fermare il declino dell'Umbria è una priorità, come è urgente intraprendere un nuovo cammino di sviluppo economico compatibile e sostenibile con l'ambiente, e una nuova stagione di progresso sociale.

Stefano Vinti,
Assemblea nazionale di Sinistra Italiana

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