Luce verde per il primo governo di coalizione nella storia della democrazia spagnola. Un governo progressista che prende le tonalità del rosso (Psoe, Sánchez-premier) e del viola (Podemos, Iglesias-vicepremier) e che fino alla vigilia del voto – anticipato – del 10 novembre sembrava impossibile. Quello che suscita maggiore interesse è il programma con una forte impostazione di sinistra e ispirato dai temi centrali sostenuti da Podemos. Incremento delle imposte per i redditi più alti e le grandi società, aumento del salario minimo e delle pensioni. Verrà modificata la riforma del lavoro di Rajoy e abolita la legge bavaglio. Nel programma, concretamente ambizioso, è contemplato l’ampliamento dei servizi del sistema sanitario, il controllo del caro affitti, l’obiettivo del 100% di energia rinnovabile nel 2050. E si cercherà, inoltre, una soluzione politica alla questione catalana mediante un tavolo negoziale tra Madrid e Barcellona.
Nei giorni precedenti, la base militante ha approvato l’accordo Sánchez-Iglesias con maggioranze plebiscitarie: 92% dei partecipanti del Psoe, il 96,8% di Podemos, il 94% Catalunya en comú di Ada Colau e 88% di Izquierda Unida.
Il governo spagnolo rosso-viola rappresenta per la sinistra nostrana un esempio di come convertire le buone intenzioni in azione politica di governo, e di come strutturare l'agenda secondo i concreti problemi che coinvolgono tutto il paese e tutti i cittadini.
Una sinistra plurale, ambientalista, laburista, inclusiva, che dialoga, ascolta i bisogni reali delle persone e che ha una chiara visione del futuro.

Condividi