di Corradino Mineo

La campagna elettorale nella quale sono impegnato per La Sinistra – sono capolista in Sardegna, Sicilia e nelle isole minori – mi sta permettendo di raggiungere una comunità molto vasta di cittadine e di cittadini che apprezza il nostro impegno ed è disposta a condividerlo.

Tuttavia nella testa di tante e tanti e sussistono tre obiezioni – se volete, tre riserve – alle quali vorrei tentare di rispondere.

La prima è presto detta: altre volte in passato le organizzazioni della sinistra hanno dato vita a cartelli elettorali unitari che, però, subito dopo il voto si sono disuniti. Perché non dovrebbe succedere ancora con La Sinistra? Rispondo che è cambiata la fase. In passato molti di noi pensavano che la mondializzazione finanziaria avesse sostanzialmente  vinto e che alla sinistra non restasse che opporsi, cercando di rappresentare i movimenti, ma lasciando ad altri il governo e il gioco della politica. Oggi invece la mondializzazione è stata messa in crisi dai nazionalismi di Trump, Bolsonaro, Modi e, in Europa, di Orban, Le Pen e Salvini. La Sinistra oggi può esistere, può servire solo in quanto fa politica, riesce a costruire intorno a sé uno schieramento ampio, capace di combattere e isolare i nazionalismi. È quello che sta succedendo in Spagna, dove Unidas Podemos ha saputo cambiare in parte il PSOE di Pedro Sanchez, che ora propone, con noi, una patrimoniale per i redditi milionari e l’aumento del salario minimo del 30%. La sinistra è Tsipras in Grecia, governa con i socialisti in Portogallo, governerà con il Labour di Corbyn la Gran Bretagna dopo le prossime elezioni.

La seconda obiezione ci chiede perché non riparariamo tutti sotto un unico tetto, visto il pericolo gravissimo che i nazionalismi risveglino umori razzisti, diffondano l’odio dei penultimi contro gli ultimi, rigurgitino vecchie pratiche fasciste. Rispondo che una cosa del genere è stata praticabile dove esisteva ancora un partito democratico o socialista storico, riconosciuto dal sentire popolare e dalla tradizione. Negli Stati Uniti, Bernie Sanders e Alexandra Ocasio-Cortez danno battaglia all’interno del partito democratico. In Gran Bretagna in 300mila si sono iscritti al Labour Party per sostenere Corbyn. Ma in Italia non c’è più un partito siffatto. Il PD è nato all’insegna del nuovismo veltroniano, con un segretario eletto il modo plebiscitario che si costruisce il suo apparato. Un partito che stenta a trarre linfa vitale dalla società e che appare piuttosto un pezzo del ceto politico. Chi non ha perso le speranze che il PD possa invertire la rotta – oggi ha eletto un nuovo segretario ma ha confermato il medesimo programma del governo Renzi – dovrebbe votare per noi. E non scegliere questo o quel candidato come foglia di fico dell’immobilismo del PD.

La terza obiezione riguarda il governo giallo-verde, che litiga ma resta insieme. Anche qui solo La Sinistra può rompere questo incantesimo che rischia di far molto male all’Italia. Perché l’alleanza fra Salvini e Di Maio si basa sulle ambiguità del Movimento 5 Stelle, che dice di voler difendere i poveri, di voler combattere mafia e corruzione ma non sa, e non vuole, scegliere tra destra e sinistra e usa anzi gli errori, gravi, dei governi a guida PD per sostenere che destra e sinistra per loro pari sono e che, dunque, tanto vale stringere un contratto di governo con Salvini. Ora noi abbiamo votato contro jobs-act, buonascuola, riforma della Rai e siamo contro fiscal compact, conflitti di interesse e garantismo ipocrita a favore di corrotti e imprenditori mafiosi. Solo La Sinistra può dare risposta al bisogno di cambiamenti che c’era in una parte, almeno, del voto ai 5 Stelle. Ma naturalmente noi non ci alleeremmo mai con la Lega né con Forza Italia.

Quello a La Sinistra è il vero voto utile!

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