di Leonardo Caponi.

Dunque. La situazione politica pare poggiare sui seguenti elementi. Primo: la esistenza di un governo di confusione e propaganda. Non ha fatto praticamente nulla, in brevi sedute di 50 minuti l’una (era questa la svolta epocale?). Di Maio e Salvini, con un certo Conte nel ruolo imbarazzante (ma come fa a sopportarlo?!) di uomo di paglia, hanno sommerso l’Italia di chiacchere, annunci, proclami, promesse, ma con una produzione operativa (a parte qualche scorribanda di Salvini, versione sceriffo) e legislativa, scarsa e marginale. I ministri paiono inadeguati e, a cominciare dal figurino Di Maio, ogni loro atto è principalmente finalizzato (come quando erano all’opposizione) al disvelamento di presunti o reali misfatti di chi c’era prima, ma quanto all’indicazione di programmi del futuro, niente. Del resto obiettivo di Lega e M5M, non è quello di governare (non ne sarebbero capaci), ma per la Lega quello di acquisire consensi per egemonizzare il centro destra e per il M5S quello di distruggere le istituzioni della democrazia in nome di una fantomatica e truffaldina democrazia del web, magari gestito dalla ditta Casaleggio.

Il popolo italiano è accusato di scordarsi presto del passato. Non si spiegherebbe altrimenti perché il leader più gradito del momento sia il segretario di un partito (che doveva anch’esso rivoluzionare il vecchio) che ha letteralmente “rubato” 49 milioni allo Stato e glie li deve restituire. Erano i tempi di Bossi? E, Salvini dov’era allora?! Sulla Luna? Direttore di Radio Padania, dirigente del partito, Bossi non è stato il suo mentore? Il problema non è la memoria popolare. Il problema è che la moralità non è una categoria della politica odierna. Viene agitata, quando fa comodo, per coprire e far avanzare egoismi e interessi sociali e individuali o avere false sicurezze.

Eppure un siffatto governo rischia di durare, se non implode per conflitti interni. Perché? Perché non esiste opposizione. Forza Italia fa quella di sua maestà: per molti motivi tra i quali tra i quali ce n’é uno odioso. Berlusconi teme la competizione con la Rai, un pregiudizio per le sue aziende e chiede con insistenza un suo uomo dentro il consiglio di amministrazione Rai.

Il Pd non si sente, non esiste, impegnato nelle sue lotte di potere e conflitti interni. Il paradosso di condurre, come fa, un’opposizione da destra al governo (alleato ancora a Confindustria, ai finanzieri e ai rigoristi europei) gli preclude una complicata, forse impossibile ripresa.

E la sinistra?. Forse dovrebbe espungere i due pensieri estremi, quello di allearsi o rientrare nel PD e la suggestione irreale di Potere al Popolo, sciogliere gli attuali partitini e riunificarsi, attraverso una costituente di massa, in una unica forza plurale.

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