Giovanni Dozzini le affinità tra il suo libro e la realtà
In "Qui dovevo stare", il mio romanzo uscito qualche mese fa, il protagonista a un certo punto si fa un giro in armeria. Ha deciso di comprarsi una pistola, perché il suo mondo non è più sicuro come lo era una volta, e al titolare del negozio che gli spiega la procedura per prendere il porto d'armi lui dice che la pistola è per suo padre. La faccenda lo mette a disagio, lo imbarazza. Infatti traccheggia, rimanda, non trova il tempo. Però il pensiero rimane. D'altronde certa gente che frequenta da un po' gli ripete che la pistola, di questi tempi, ci vuole. Dove non arriva lo Stato, ti difendi da solo. Il lettore lo intuisce, ma il Brego sa bene di chi si tratta, e di sicuro lo so io. Questa gente, in un'Umbria in cui la vecchia classe dirigente di sinistra sta per essere spazzata via, vuole farsi nuova classe dirigente. Aderendo a un partito che è lo stesso dell'assessore di Voghera che l'altro ieri ha ucciso un uomo per strada. È la letteratura che gioca con la realtà, la intravede, prova a capirla, a volte, per caso, finisce quasi per anticiparla.
Ciò che vorrei sapere io adesso è questo: quanti assessori, sindaci, governatori, consiglieri comunali e regionali, parlamentari della Lega vanno in giro armati? Quella di Adriatici è un'eccezione o una pratica diffusa? Chi si trova ad amministrare il potere per conto nostro non dovrebbe portarsi dietro una pistola, mai.
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