di Roberto Musacchio.

Qualche riflessione che ho fatto per me e che socializzo.

1) Il voto ha dato una nuova rilevanza alla dimensione europea come dimensione politica. La crescita nella partecipazione dell' 8% che ha portato a superare il livello del 50% nella media del continente è un fatto significativo. Una delle più grandi elezioni al mondo. Naturalmente si sono intrecciate istanze politiche europee e nazionali ma, appunto, c'è un intreccio.

2) Si segnala una riarticolazione della governance europea. C'è una crisi dei due vecchi assi politici (popolari e socialisti) e geopolitici (governi di Germania e Francia). Il sistema prevalentemente proporzionale e la presenza di proposte politiche differenziate consente una riarticolazione politica con i liberali (con Macron) e con i verdi e geopolitica con il nuovo assetto francese dato da Macron e quello che si prospetta in Germania probabilmente con i verdi e col ruolo che può avere la Spagna di Sanchez. Naturalmente gli equilibri sono tutti da vedere. E probabilmente si incorporeranno anche istanze delle destre su migranti e sicurezza. Già le prime mosse di Macron sulla nomina del Presidente della Commissione europea sono tutte nazionali ed intergovernative con buona pace del tradizionale parlamentarismo dei liberali e degli spitzenkandidat. E probabilmente anche qui si aprirà a Paesi di destra. Del resto l'ultimo atto della precedente legislatura è stata l'approvazione del regolamento per la previdenza privata in Europa contrastato come gruppo politico solo dal Gue. E tutti i documenti predisposti per affrontare la crisi europea sono continuisti e peggiorativi su migranti e sicurezza.

3) Le destre populiste non sfondano complessivamente e sono anche divise tra loro su austerity e geopolitica. In Francia il voto a Le Pen è grave anche perché ci sono stati i gilet gialli che non hanno spostato a sinistra. Ma sta ai livelli, anzi sotto, il 2014. L'Ungheria anche è significativa ma Orban gioca una sua partita. Il voto peggiore e più inquietante è quello italiano data la natura della Lega e la sua forza strutturale e capacità politica. Pensare, come dice il Pd, di riconoscerlo come perno di un futuro bipolarismo mi appare avventurismo.

4) Il voto inglese conferma che il tema Europa è in grado di destrutturare i sistemi politici e, purtroppo, mette in crisi anche Corbyn. La soluzione sembra ancora più difficile ma ancora più nelle mani di Bruxelles.

5) La Sinistra alternativa subisce un colpo. I dati vanno comunque visti perché dicono di una presenza in 19 Paesi con una somma di voti che dovrebbe tendere ai 14 milioni e una media intorno al 6%. Sta di fatto che il Gue scende a 40 eletti da 52 e la sua composizione politica è meno ricca e più difficile. E il Partito della Sinistra Europea perde alcune rappresentanze importanti. Soprattutto non è apparsa incisiva e rischia una marginalità. Certo l'aver evitato rotture mantenendo lo spettro unitario ha consentito il mantenimento del gruppo e del Partito. La mia idea è che mentre Gue e Sinistra Europea sono cresciuti nella lotta alla austerity nel momento della ristrutturazione dell'Europa le loro proposte di cambiamento del sistema non siano riuscite ad apparire praticabili mentre hanno prevalso quelle di cambiamento di gestione. Detta in estrema sintesi né la riscrittura dei Trattati né i plan b sono apparsi realistici. Ma poi ci sono gli elementi storici. La Grecia è stata lasciata sola non perché non c'è stata solidarietà ma perché non c'è una lotta sistemica sul piano europeo e non c'è un movimento operaio europeo. Comunque si pagano prezzi anche per divisioni come quelle francesi ma anche spagnole e sconfitte come quella italiana. Comunque non mi sento di dire che siamo come dopo l'89 ma davanti ad una sconfitta politica.

5) Poi c'è l'Italia con uno dei dati più inquietanti. La partecipazione qui cala anche per una politica che ha incorporato il maggioritario e dunque impoverito le articolazioni e per uno sbarramento dannoso per il Paese rispetto alla natura di rappresentanza del PE. Il voto alla Lega è appunto inquietante data la natura di quel partito che non si perita nemmeno di scontrarsi con la Chiesa che fa riferimento al Papa. E per il suo insediamento che è contemporaneamente nelle aree ricche e in quelle popolari. Comunque qualche elemento articolato pure c'è. Il Sud vota meno e meno Lega. Le grandi città votano più Pd. La sconfitta dei cinquestelle è netta. La prospettiva europea non dovrebbe lasciare grandi margini di manovra alla Lega e vede i cinquestelle addirittura senza una casa certa.

Il Pd pur sommando da Calenda a Pisapia ha un risultato modesto che gioca nella riproposizione di un avventuroso bipolarismo con la Lega. Peraltro la crescita di Fratelli d'Italia e la crisi di Forza Italia lo rende ancora più tale sia per la natura del competitor sia per la tentazione di "aprire" a pezzi di Forza Italia. La tendenza del Pd come ormai accade dai tempi di Maastricht è di modularsi a immagine della governance europea. Dall'ingresso nel Pse, alla fusione tra ex dc e ex pci e ora al "campo da liberali ai verdi".

6) La Sinistra ha una pesante sconfitta elettorale. Essa comunque sta nel quadro generale e italiano che ho tratteggiato. E comunque senza lo sbarramento fatto da Berlusconi ma fortemente richiesto da Veltroni e confermato dal governo attuale avrebbe eletto così come più Europa e verdi con un effetto positivo per l'Italia e per l'Europa. Resta la sconfitta pesante. I fattori sono profondi di identità, radicamento e politica e intrecciano quelli europei che richiamavo con quelli italiani.

Il tema per me centrale resta quello di avere una forza autonoma per identità, radicamento e collocazione politica che leghi la questione nazionale a quella europea secondo una prospettiva sociale.

I passaggi politici fatti, dall'Aet a La Sinistra, possono essere riattraversati con spirito di riflessione. Il passaggio identitario sul nome, dall'escludere il termine sinistra a provare a rilanciarlo. L'effettiva pratica della dimensione europea. Il ruolo di intellettuali, movimenti e soggetti politici. I passaggi elettorali nazionale e locali. La costruzione e la conduzione di La Sinistra con tutti i passaggi precedenti. Io, come noto, ho le mie idee ma mi interessa uno spirito di ricerca. Come già detto penso che serva una forza autonoma capace di riarticolare la democrazia italiana e di contribuire a costruire una forza di cambiamento europeo. 
A me pare che alcuni passaggi abbiano finito col ridislocare forze nel campo del Pd e rendere più debole la costruzione di quello alternativo.

Io penso che quanto costruito con La Sinistra non vada disperso soprattutto per il legame con il profilo europeo. Per questo penso che sia bene mantenere l'assemblea del 9. E penso che occorra costruire il Partito della Sinistra Europea in Italia. Ma penso anche che occorra lavorare in primo luogo all'esistenza di una forza autonoma della sinistra; poi affinché una presentazione autonoma alle elezioni politiche non appaia velleitaria. Questo richiede un ripensamento profondo della capacità di lettura e di insediamento ma anche una capacità unitaria che non abbia steccati a sinistra ma si muova in tutto l'ambito del Gue. La ricostruzione di una proposta alternativa non è surrogabile da "politiche di alleanze" ma richiede identità e rappresentanza sociale. Per altro l'Italia offre una capacità di movimenti che pure hanno bisogno di una nuova dimensione della politica.
Il primo tema è precisamente la costruzione di una opposizione sociale al governo gialloverde. Il primo tema urgentissimo è l'autonomia differenziata che stravolgerebbe la nostra Repubblica.

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