di Simona Fabbrizzi.
 
La grande ondata di destra prevista in tutta Europa con le recenti elezioni, non c'è stata.
Il fenomeno, in sicura ascesa fino ad oggi, comincia a preoccupare gli stessi elettori moderati o di cultura liberale, che ne intuiscono i gravi limiti , le ambiguità,  ritorno a pratiche repressive, quando non intimidatorie, tese a  sminuire il dissenso e ridicolizzare gli avversari.
C'è una organizzazione, apparentemente informale, che si colloca saldamente nei social da anni, di milioni di simpatizzanti o presunti tali, che attacca a fondo e diffama, intimidisce qualsiasi voce critica: qui da noi, in Europa ed in tutto il mondo.
Provare a contrastarla con le stesse armi è  impresa molto difficile.
La cura del particolare allontana dalle intelligenze la visione dell’ insieme.
La stessa spregiudicatezza di alcuni ha permesso,  in diversi casi, anche in Italia, una “intelligence” con questi avversari storici, portatori di culture reazionarie espresse con linguaggio disinvolto e modernista, cercando di sfruttarne ingenuamente i limiti per tornaconti temporanei.
Sta accadendo a movimenti populisti come i 5 Stelle, ma questo fenomeno sta contaminando  anche molti cittadini di cultura progressista, sia di sinistra, che liberale o cattolica, che si illudono in un fenomeno  temporaneo, utile a mettere da parte una intera classe dirigente, arrivata al capolinea per usura, non contrastata per tempo dai loro movimenti o Partiti.
Il richiamo costante ai valori antifascisti, ovviamente per noi centrali, corre il rischio di non essere più  sufficiente ad unire un fronte molto più  complesso e variegato.
C'è bisogno di una nuova narrazione.
Così come appare limitato il richiamo alla sola tradizione di Sinistra, in tutte le sue forme, più o meno storiche, che appaiono più che altro autoconsolatorie, da reduci di una passata stagione.
Gli esempi lampanti sono recenti: malgrado uno sforzo, a volte  generoso, altre volte forse capzioso, non si è  riusciti in nessun tentativo negli ultimi anni, per cercare di unire questi fronti: non c'è riuscito il Pd , sia in versione Bersani sia in versione Renzi.
Sono naufragati i tentativi, abbastanza fragili  a sinistra del famoso Brancaccio o di De Magistris.
Gli stessi sforzi  come quello di Liberi Uguali o precedentemente della lista Tsipras, pur con il senno di poi, dignitosi, sono stati immediatamente liquidati senza approfondimenti.
Ognuno ha percorso subito dopo  una propria strada: per citare il grande Faber...in Direzione Ostinata e Contraria.
In molti di questi casi abbiamo assistito ad un vero e proprio assalto minoritario, da elefanti nel negozio di cristalleria, con il solo scopo di curare ciò che divide da ciò che possa unire.
Eppure siamo, citando sempre De Andre’, ostinatamente convinti di poter invertire la rotta: ci riferiamo anche alla esperienza  estera, come quella di Ada  Colau, sindaca di Barcellona e del suo movimento Barcelona en Comu.
Convinti che questa strada, che parte dalle Citta’, piccole o grandi, declinats in salsa italiana, possa essere per il futuro vincente.
E’ vero, per i critici, che la rielezione ad Alcadessa  di Ada Colau è stata possibile solo per una intesa, successiva alle elezioni,  in estremis, con parte dei moderati di Manuel Valls, ma e’ anche vero che l’ex Primo Ministro francese, di origine catalana, ha preferito appoggiare una Sindaca di visione europeista e nazionalmente unitaria, ,anche se di sinistra, rispetto al pericolo di eleggere un Sindaco  di una coalizione separatista -indipendentista.
In altre parole: privilegiando ciò che unisce , nella visione strategica, da ciò che divide.
Queste lezioni dovrebbero essere utili anche in Umbria ed Italia: ripartire con una nuova classe politica e generazionale, dal civismo, dalle comunità locali, ritrovando  un collante, un programma ed una visione comune.
Un civismo che abbia  chiari connotati progressisti, ma declinati nei programmi, nei modi di essere, nella eguaglianza e nella lotta ai privilegi e non nelle appartenenze.
Che non sia velleitario o campanilista, che non si inventi ogni volta un nemico per giustificare la propria condotta.
Ne va della stessa tenuta della Italia, ma nel nostro caso, nella stessa tenuta di una comunità, quella Umbra, una volta Citta’-Regione, oggi frastornata, smarrita, in una profonda crisi di identità che ne mette in discussione la sua stessa autonoma  esistenza.

Condividi