di Alfonso Gianni.

Il crollo di consensi al Pd, che era il grande fatto che aveva fatto crollare lo stesso sistema politico, si è risolto negativamente. Con l'affermazione del M5stelle da un lato e di una destra a dominanza Salvini dall'altro. Naturalmente sarà importante un'analisi più accurata dei dati definitivi, non fermandosi alle percentuali, ma riflettendo sui flussi e soprattutto sul numero dei voti effettivi, visto che dietro vi sono persone in carne ed ossa. Almeno per quanto mi riguarda. Ma già fin d'ora pare difficile cercare di ammorbidire il colpo di una sconfitta inequivocabile, come capita di leggere o sentire qua e là. Un conto è dare atto e ringraziare tutte le compagne e i compagni che si sono battuti in questa campagna elettorale, - cosa giusta e doverosa - un altro è cercare una sorta di autoconsolazione. Anche se la sinistra si fosse presentata con un unica lista, come continuo a pensare sarebbe stato comunque meglio fare, se non altro per evitare una dispersione di voti, probabilmente gli esiti non sarebbero stati molto meno peggiori di quelli che oggi ci troviamo di fronte. La sconfitta ha radici sociali e storiche probabilmente troppo profonde per essere mascherata anche dal semplice buon senso nella impostazione dello scontro elettorale. Se però tanto LeU con un risultato deludentissimo, inferiore alle attese soggettive e ai sondaggi dell'ultima ora (che già non erano generosi), quanto Potere al Popolo, con un risultato più prevedibile, ma comunque negativo, ritengono che i loro percorsi possono andare avanti come prima, del tutto separati o in contesa, le cose peggioreranno ulteriormente. Di fronte a una sconfitta che rischia di cancellare la sinistra dalla rappresentanza politica e non solo, ognuno deve mettere completamente in discussione anche sé stesso. Non che basti, ma sarebbe già una consapevolezza che aiuta.

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