Avremmo preferito un esito diverso del Consiglio Regionale di oggi: le dimissioni della Presidente avrebbero dovuto essere accettate.
Non si tratta infatti di prendere atto dell'insopportabile peso del clientelismo emerso nell'ultima inchiesta, ma bensì di una gestione che è andata degenerando da anni, da quando ci fu in giunta uno scontro tra Barberini e la Marini sulle nomine dei vertici delle aziende ospedaliere e delle Asl.

Da allora il Pd ha trascinato la sanità umbra in un vortice di una guerra tra correnti e singole personalità, in una corsa al potere e al consenso, di cui dovrebbe soltanto chiedere scusa ai cittadini.

I veri problemi, dal decreto Lorenzin alle privatizzazioni, passando per le liste d’attesa e la difficoltà a potenziare la medicina di territorio e la prevenzione, non sono stati affrontati.

I cittadini non possono pagare questa situazione: a loro va ridato il potere di scelta. Si indicano le elezioni regionali dunque. La Sinistra ci sarà con una sua proposta autonoma, per ridare a questa regione istituzioni all'altezza, e una sanità che sia bene comune di tutti gli umbri e le umbre. Ci saremo per fermare la diseguaglianza, potenziare la prevenzione, promuovere la partecipazione dei cittadini, abbandonare l'aziendalizzazione. Per una sanità come bene comune, che esalti le capacità di un sistema sanitario che nonostante le ultime vicende è sempre uno tra i migliori in Italia. L'Umbria rossa non è non è condannata a divenire l'Umbria nera, una possibilità c'è fuori dal Pd ed è La Sinistra.

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