di Roberto Bertoni.

Mi spiace dirlo, ma il M5S non esiste più. Il suo pervicace rifiuto di munirsi di un minimo di analisi politica, di visione del mondo e di comprensione della globalità dei fenomeni lo ha portato ad essere una sorta di creta che qualunque mano può plasmare a piacimento, un'acqua che si adatta alla forma del recipiente in cui viene versata, persino nel momento in cui avrebbe la possibilità di essere il protagonista assoluto della scena politica italiana, in virtù della messe di voti ricevuti lo scorso 4 marzo.
Il punto è che Salvini, al di là di ciò che pensiamo di lui, e il mio giudizio lo potete ben immaginare, è un politico puro: scaltro, cinico, spregiudicato, abilissimo nel cogliere gli umori popolari e nel comportarsi di conseguenza. Ha capito che il berlusconismo volgeva ormai all'epilogo e ha trovato il modo di sostituirlo, trasformando la Lega da partito territoriale in costola dell'Internazionale sovranista che sta assaltando l'Europa e che il prossimo anno potrebbe egemonizzare il Parlamento europeo, mettendo per la prima volta in minoranza le forze tradizionali. Del resto, lo abbiamo visto questa settimana in Germania, con la polemica al calor bianco fra la cancelliera Merkel e il ministro degli Interni della CSU, Seehofer: è evidente che anche da quelle parti il rischio di una saldatura tra una forza un tempo moderata e gli estremisti di Alternative für Deutschland è ben più di un'ipotesi. E un rischio analogo lo corre la Francia, dove gli ex gaullisti sono stati ormai conquistati dal nazionalismo di Wauquiez, giovane e scalpitante leader, il quale non fa mistero di voler strizzare l'occhio a Marine Le Pen, abile da par suo nel far dimenticare ai francesi che i principali avversari del Front National sono stati per decenni proprio i gaullisti e nello sfilare ai suoi storici rivali il termine "Rassemblement", sconvolgendo così gli assetti istituzionali di una nazione in cui il pericolo della marea nera è più acuto che altrove.
Non parliamo poi di ciò che sta avvenendo in Austria e nei paesi del cosiddetto Gruppo di Visegrád: duole dirlo, ma molti di essi non sarebbero mai dovuti entrare a far parte dell'Unione Europea, poiché non la stanno aiutando a crescere e a rafforzarsi bensì distruggendo, con una serie di politiche che rievocano il peggio del peggio della storia del Novecento.
Allo stesso modo, guai a chinare la testa o a chiudere gli occhi alle nostre latitudini. È ormai frequente, infatti, ascoltare nei bar, sui mezzi pubblici e un po' ovunque discorsi da anni Trenta, riflessioni in cui si parla dei migranti come di ladri, delinquenti, esseri inferiori, pericoli da sventare e da respingere: non bisogna aver paura di chiamare le cose con il loro nome e questo si chiama nazi-fascismo. Sarà involontario, inconsapevole, dettato dalla rabbia e dalla disperazione per una crisi economica apparentemente senza sbocco e senza soluzione, ma tant'è e merita di essere combattuto con la massima asprezza.
Quando si comincia a dire che ci sono milioni di disoccupati e un numero di immigrati insostenibile, si riecheggia il motto nazista: "Ci sono cinque milioni di disoccupati e cinque milioni di ebrei". Non si può, non si deve tacere: certe avventure, se non vengono stroncate per tempo, rischiano di finire ad Auschwitz, a Dachau, a Treblinka, nell'inferno della storia e della barbarie.
Forse non accadrà, forse siamo vaccinati, tuttavia è bene non sottovalutare nessun elemento della catastrofe culturale che abbiamo sotto gli occhi: stiamo imparando a convivere e, peggio ancora, ad accettare un'indecenza che, al contrario, deve essere contrastata con il massimo vigore.
E qui veniamo al governo in carica. Forse è presto per definirlo, forse bisogna aspettare ancora un po', tutto quel che vi pare, ma una cosa è certa: l'opposizione ad esso non potrà che essere dura. Questo, infatti, ribadiamo che non è il governo Conte: l'esimio professore, ci spiace per lui, ma politicamente non esiste. Ogni volta che parla si coglie il suo essere un neofita, a livello internazionale si scorge l'isolamento dell'Italia, in Europa si stanno abituando a fare senza di noi e questa miscela esplosiva rischia di costarci carissima.
L'opposizione, dunque, deve essere rivolta non tanto ai 5 Stelle, vittime dei loro dogmi, dei loro tabù e della loro inesperienza e ingenuità, quanto, più che mai, alla Lega. Di fronte ad un ministro degli Interni che parla di "pacchia" e di "crociera"  proposito del dramma di oltre seicento persone costrette a rimanere in mare per giorni a causa della sua folle e propagandistica idea di chiudere i porti italiani alle navi delle ONG, bisogna alzare ogni bandiera. Quei colleghi che continuano a ripetere che nulla può essere peggio di Renzi e del suo gruppo dirigente, dicono una solenne fesseria ed è bene che ne prendano atto. Certo, se siamo ridotti così è colpa loro, dei loro hashtag insulsi e delle loro politiche sbagliate e dannose, ma questo governo riesce nell'impresa di essere addirittura peggiore, in quanto qui non ci si divide più su provvedimenti economici o costituzionali bensì sul concetto stesso di dignità umana e sul valore intrinseco della vita delle persone. E mi spiace per chi blatera senza sapere di cosa parla, ma questo livello di cinismo non è un atto di furbizia: è un'onta per il Paese che rischia di travolgere l'intera Europa, trascinandoci collettivamente in un'orgia trumpista dai contorni inquietanti e dalle conseguenze imponderabili.
L'opposizione dovrà, pertanto, essere ferma, senza tregua, convinta nel mandare via quanto prima un esecutivo cui non si può concedere alcun beneficio d'inventario. Bisognerà alzare le bandiere dell'accoglienza, dello Ius soli, dell'integrazione e della concessione rapida della cittadinanza italiana. Bisognerà dire con chiarezza che i signori di Visegrád sono un male assoluto che l'Europa dovrebbe espellere, pena la sua stessa estinzione. Bisognerà organizzare una battaglia culturale e non rimanere in silenzio al cospetto di provocazioni, ingiurie e provvedimenti che ledono il diritto alla vita di migliaia di esseri umani. Bisognerà, in poche parole, capire che il tempo che ci è dato vivere è uno dei peggiori e attrezzarsi per una resistenza concreta, in Parlamento e nel Paese, non facendo sconti, non rimanendo in silenzio, non pensando di poter collaborare con determinati personaggi e sfidando a viso aperto la parte sana del M5S, che c'è, anche se in questo momento è sconvolta e afona, ad uscire allo scoperto e dare battaglia, facendole presente che il soggetto in cui hanno creduto per anni ormai non esiste più, come non esiste più il PD.
Il salvinismo ha mutato gli scenari, essendo un epifenomeno del trumpismo che si è impadronito dell'Occidente, e nulla dopo di esso sarà più come prima. PD e 5 Stelle non esistono più, LeU non è mai nato e sarà bene prenderne atto e lasciar perdere altre esperienze minoritarie e inconcludenti. Ciò che occorre, invece, è una scomposizione del quadro d'insieme, peraltro già avvenuta, e una riaggregazione a sinistra fra la parte non renziana del PD, l'ala razionale di LeU e i milioni di cittadini che si erano affidati ai 5 Stelle per combattere nel segno dell'uguaglianza e della giustizia sociale e oggi si trovano, invece, a fare da spalle alle sconfinate ambizioni di potere di Di Maio e al lepenismo di Salvini.
 

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