di Paolo Brutti.

La campagna elettorale della destra nella nostra regione ha i connotati di una conquista coloniale. Un esercito di invasione agli ordini di Capitan Salvini, che parla una lingua straniera e propone agli umbri un pacchetto di idee preconfezionate e generiche, di pura propaganda, buone qui come nelle valli bergamasche. I problemi dell’Umbria sono assenti, si parla della invasione dei migranti, del furto di democrazia che non consentirebbe alla destra di provare a prendersi tutto il potere, come il sogno dei Lanzichenecchi di abbeverare i cavalli alle fontane di San Pietro. Non si sente quasi mai la voce della loro candidata, la Tesei, portata in processione e ostentata come l’immagine sul drappo di un paliotto. E questo è un bene perché quando esterna qualche sua idea ti cascano le braccia. Di recente ha sostenuto che il futuro dell’Umbria riposa sulle manifestazioni folcloristiche che tanto piacciono ai turisti o sull’agroindustria, che notoriamente affama e distrugge la gran parte dell’agricoltura del mezzogiorno. Per fortuna che viene da Montefalco che deve la sua fortuna agli imprenditori che hanno fatto la scelta del vino di alta qualità. Secondo la ricetta della Tesei dovrebbero conferire le loro uve all’industria degli alcolici per fare col sagrantino una slivoviza per i grandi mercati balcanici. Ora si capisce l’ostinazione a nascondere sotto il tappeto il buco di bilancio che ha lasciato in comune quando se ne è andata. Pensava di riempirlo con la politica della tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo.

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