di Fausto Bertinotti.

Eugenio è stato un amico e un compagno particolare. Non solo e non tanto perché era un sacerdote. Era un compagno dalle convinzioni profonde e però sempre aperto alle nuove domande, agli interrogativi più impegnativi. Sapeva, come il Cardinal Martini, che il dubbio è necessario alla fede e sapeva farlo ogni volta rivivere.
Era un compagno che viveva e insegnava la fraternità. Nella sua vita l’amore è sempre stato sorella della lotta. La comunità è stata, anche per questo, il suo luogo di elezione e di vocazione. Ha affrontato la malattia, la lotta contro il “drago”, con la vita, testimoniando il valore della persona umana. Lo abbiamo amato e ammirato. Ha subito torti senza mai per questi allontanarsi dalla comunità e dalle persone che ne portavano una qualche responsabilità. Il ritorno a poter celebrare la messa, l’intenso incontro con il Pontefice gli hanno dato, al fine, ragione.
La comunità dei compagni di fede politica, per quanto dispersa e politicamente provata, lo ha sempre sentito come una presenza importante, impegnativa, di molto rispetto e gli ha voluto bene pur, forse, non sapendo sempre mostrarglielo abbastanza. Ora ci manca!
Ciao Eugenio!

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