di Roberto Bertoni.

Può anche darsi, come attesta questa settimana pure l'autorevole Espresso di Damilano, che il M5S sia in crisi nera e persino che sia destinato a implodere nel corso dei prossimi mesi, a causa delle proprie oggettive contraddizioni. Può anche darsi che Raggi e Appendino non siano all'altezza e costituiscano due zavorre troppo pesanti da sopportare per un soggetto ancora giovane, con troppa regole assurde al proprio interno e non abbastanza esperto e maturo per uscire dalle secche della crisi di identità nelle quali si è incagliato. Può anche darsi che Di Maio sia inadeguato al ruolo, e da queste parti lo sosteniamo fin dai tempi in cui colleghi ben più celebri e titolati lo paragonavano tra un po' a Winston Churchill. Insomma, può anche darsi che abbiate ragione voi, cari amici della Stampa e di Repubblica, del Corriere, dell'Espresso e di altre testate che leggo con piacere da oltre dieci anni. Fatto sta che vi invito, come del resto feci già ai tempi delle prime difficoltà della sindaca di Roma, a riflettere su questo soggetto politico alla luce di un'analisi che Bobbio compì in seguito all'esaurirsi della stagione comunista. Non crediate che le ragioni per cui è nato il 5 Stelle, al pari di quelle per cui era nato e si era affermato il comunismo dopo la Rivoluzione russa del '17, si siano esaurite solo perché questo soggetto non è più in grado di rappresentarle nella maniera che auspicavano coloro che vi si erano rivolti con disillusa e disincantata speranza. Non crediate che il bisogno di giustizia sociale, lavoro stabile, scuola di buon livello, dignità umana e prospettive per il futuro sia inferiore rispetto a dieci anni fa perché semmai è vero il contrario. Non crediate, come pensarono alcuni colpevoli successori della Bolognina, che spiri finalmente quel sereno vento dell'Ovest capitalista e liberista che ci renderà tutti più ricchi con minori sforzi perché abbiamo visto bene in quale inferno ci hanno condotto il lavoro flessibile e precario, l'avanzata senza regole delle multinazionali, la privatizzazione selvaggia dei servizi pubblici e altri dogmi di quell'assurda stagione, al punto che oggi gli inglesi vogliono rendere nuovamente pubblici i trasporti, avendo patito sulla propria pelle le disfunzioni dei medesimi causate dal blairismo. Se a ciò aggiungiamo che uno dei temi chiave dei pentastellati è l'ambiente, non crediate che la questione sia risolta o che basti una splendida enciclica di papa Francesco a risvegliare le coscienze assopite del mondo perché gli americani, un anno dopo quel manifesto della modernità, hanno pensato bene di affidarsi al peggior presidente possibile, il più nemico dell'ambiente che si ricordi a memoria d'uomo. Come vedete, ci sono tante ottime ragioni per le quali, anche se dovesse implodere il M5S, non mezzo voto andrebbe ai sedicenti progressisti ormai in disarmo, costretti ad assistere inerti alla pantomima di Casini che si traveste da compagno sotto le foto di Gramsci, Togliatti, Di Vittorio e Matteotti dopo aver trascorso una vita a fare comunella con gli ex fascisti risciacquati nell'acqua di Fiuggi, con il noto compagno Berlusconi e con il mai razzista Bossi.
E lo stesso dicasi per quanto concerne Roma: in due anni di disastro Raggi, la presunta opposizione non è stata in grado di organizzare un'iniziativa sensata e riconoscibile che sia una, tanto che se si tornasse a votare in questo momento o rivincerebbero i grillini o, con ogni probabilità, andrebbe su la destra della Meloni; la sinistra impiegherà diversi anni a ricostruirsi e non so nemmeno, a questo punto, se ci riuscirà fino in fondo.
In una fase storica segnata dalla robotizzazione degli esseri umani, dal lavoro precario e disperato, da una gioventù che fugge all'estero sperando di trovare condizioni meno disumane ed umilianti, da un disimpegno diffuso e generalizzato e da una sfiducia nei confronti della politica e del prossimo senza precedenti, pertanto, prima di auspicare il collasso dell'unica struttura che finora è riuscita a creare un minimo senso di comunità e a incanalare la rabbia sociale entro binari democratici e moralmente accettabili ci penserei bene. Che a me poi molte delle loro pratiche, gran parte dei loro vertici, una cospicua percentuale dei loro eletti e militanti e l'infinita serie di tabù che si auto-impongono, fino a scadere nell'insensatezza, non piacciano e sembrino dannosi e controproducenti è un altro paio di maniche.
Io, per quanto possa sembrare assurdo, mi considero un privilegiato: ho un piccolo lavoro, ho qualche contatto, mangio tutti i giorni a pranzo e a cena e non vivo in una zona disagiata, con i topi che saltellano sotto casa e i cassonetti invasi dalla spazzatura e mai lavati o svuotati da nessuno. Non conosco, se non per sentito dire, il dolore e la rabbia degli ultimi, di chi non puo acquistare nemmeno un giornale, figuriamoci un libro, di chi non puo permettersi mai una pizza, una serata a cinema o a teatro, di chi si sente solo, dimenticato da tutti, abbandonato da Dio e dagli uomini e tradito persino da coloro di cui un tempo si fidava.  
E la sinistra, mi duole dirlo, ma negli ultimi trent'anni ha tradito a livello globale, trasformandosi nel punto di riferimento dei "carini" che passano da un apericena a una serata in discoteca e disprezzano tutti gli altri, diventando in un impasto inconsistente di elitarismo, presunzione e diciamo anche malvagità che l'ha portata a confinarsi nei primi e, al massimo, nei secondi municipi delle grandi città, salvo scomparire non appena i redditi si abbassano leggermente e gli orizzonti si fanno più ristretti per le famiglie nel loro insieme.
Ora, se vogliamo muovere una critica sensata all'universo pentastellato, possiamo concentrarci sulla loro incapacità di selezionare una classe dirigente capace di assumersi le proprie responsabilità, soprattutto in una fase storica delicata come quella che stiamo attraversando, e anche sulla loro assurda pretesa di andare avanti negando la necessità di formare una classe dirigente, affidandosi allo spontaneismo delle origini che aveva delle falle anche allora ma adesso costituisce un pericolo per il futuro della Nazione. È ovvio, infatti, che se rivendichi con arroganza il tuo essere post-ideologico, né di destra né di sinistra, e ti rendi scalabile da chiunque, è ovvio che corri il rischio di essere infiltrato anche da personaggi che vorresti giustamente tenere lontano anni luce da te. Ciò premesso, continuare a illudersi che il M5S perda voti a causa di queste inezie, che attengono al massimo alla sfera della coerenza (tema di primaria importanza ma sul quale nessun altro partito può dare lezioni), significa non aver capito nulla di ciò che è accaduto in questi dieci anni. Significa, inoltre, non essersi ancora resi conto che l'elettorato grillino non è composto, in media, da assidui lettori del Gruppo L'Espresso, quel ceto medio riflessivo, borghese e benestante, sensibile anche ai temi politici adatti ai palati fini, ma per lo più da persone arrabbiate, devastate dalla crisi, da giovani che - come detto - non possono permettersi nemmeno di acquistare un quotidiano, da chi non vede davanti a sé alcun domani e ha maturato una sfiducia nei confronti della nostra categoria quasi superiore rispetto a quella che nutre verso la classe politica.
Non dovete convincere me, cari colleghi, non ne ho bisogno: dovete mostrarvi più umili e scendere da un piedistallo che, oltre a rendervi antipatici, non potete più neanche permettervi. In caso contrario, dal 4 marzo in poi, sarò costretto a leggere le vostre pensose analisi su ciò che non avevate capito, per il semplice motivo che non siete ancora riusciti ad uscire dalla vostra bolla.

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