di Leonardo Caponi.

Stamattina (ndr. ieri), risvegliandomi, ho vissuto la traumatica impressione di vivere in un altro mondo. Che sarebbe finita così l'avevo percepito e scritto anche nei social qualche giorno fa, prima delle elezioni e avevo titolato il mio ragionamento come "La fine di un impero". Questo è accaduto. Per 60 anni, da quando ho iniziato a fare politica, ho vissuto dentro la cornice della cultura (che vuol dire tante cose, dal modo di pensare, ragionare e agire della gente, ai valori etici, alle pratiche dei rapporti sociali e persino umani) della sinistra anche se via via essa per il PDS DS e PD ha segnato una progressiva deriva verso destra e una resa al neoliberismo che, con Renzi, ma anche con Zingaretti e Calenda oggi, ha segnato un mutamento genetico e un punto di non ritorno. Il 38% della Lega in Umbria, la più alta percentuale italiana, è l'atto finale di questa vicenda. L'Umbria è cambiata. Dovremo abituarci a vivere in un altro pianeta. Se posso pensare e sperare che il fenomeno Lega, in campo nazionale, sia un fenomeno transitorio come è stato per tutti i partiti e leader degli ultimi anni, non so se questa regola possa essere applicata all'Umbria. Quello che so di sicuro è che l'Umbria è culturalmente e politicamente omologata alla politica odierna, che il fortino di idee e valori lasciatici in eredità dal Pci e dalla sinistra di un tempo non esiste più e che l'Umbria sarà contendibile da idee le più diverse e dalla forza politica di volta in volta momento vincente. Il consolatorio ottimismo del Pd umbro, di quel che per ora ne rimane, mi pare sfiori l'incoscienza. "Ci siamo ancora", dicono i caparbi resistenti. Ma quando si perdono storiche inespugnabili roccaforti vuol dire che qualcosa si è mosso nel profondo della società ed è affiorata nei confronti del Pd, una antipatia e insofferenza di massa. Vedrete che il Pd cercherà di rimotivarsi e riprendersi, con misure prevalentemente organizzative, con appelli all'unità e predicozzi moralistici che rimarranno vuoti perchè non collegati ad un rovesciamento (cambio, se il primo termine puo suonare sgradevole) della politica. In che direzione? Verso sinistra.

Come verso sinistra dovrebbe essere riorientata la politica del Pd nazionale (ma qui mi pare una pura illusione, dal momento che al bue non si può far fare la corsa del cavallo). Il segretario Zingaretti è ottimista all'eccesso e immotivatamente. Il problema non è che il Pd abbia recuperato 2 o 3 punti percentuali (in termini di voti assoluti li ha diminuiti anche rispetto allo scorso anno) riprendendoli in parte dal M5S e recuperando MDP; il problema è la Lega al 34%. Perchè questo disastro? A mio giudizio le cause vengono dalla resa al liberismo e dalla abdicazione del PD ai valori storici della sinistra. Che c'entra? Il consenso ai nuovi leader(?) e alle nuove maggioranze è stato abilmente costruito passando prima dalla affermazione di un discredito della politica, della inutilità delle istituzioni democratiche, e del Parlamento, intese come perdità di tempo inutili e costose. Attraverso queste concezioni si è via via affermata la malapolitica odierna nel cui mare torbido hanno nuotato e si sono affermati i tipi alla Salvini e partiti di destra o finti moralizzatori e protestatari. Quasi nessuno ha contrastato e fatto da argine politico e culturale a queste aberranti concezioni, tanto meno il Pd che ad esse si è piegato o ne è stato addirittura protagonista. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Il Pd non lo farà, anzi continuerà ad inseguire, in nome del nuovo che avanza, le idee liberali e un post modernismo che arricchisce i ricchi e impoverisce i poveri.
E il disastro della sinistra? Ne parleremo la prossimo volta.

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