Ad Assisi vado spesso.
Anche per intrecci familiari.
E lì, nella Basilica superiore, si puo' ammirare un capolavoro dell'arte europea.
Il ciclo dipinto da Giotto e  comunque sotto la sua direzione eseguito.
Una pittura - pensiero  che, alla pari di Dante, a quel tempo  rivoluziona ogni cosa.
Sbaglia chi pensa a Francesco come figura piu' o meno leggiadra.
Egli è figura fondamentale di un cambiamento epocale che modifica forme simboliche e pensiero dell'occidente europeo.
Con lui - e con Dante -  si svilupperà l'umanesimo economico e sociale.
Francesco era ne' eretico ne' integrato rispetto all'ordine ecclesiastico.
Ne fu un riformatore.
Anche il suo rapporto con la natura non ha nulla di naturalistico e banale, di facile ecologismo.
In Francesco la natura parla, non e' una allegoria.
 E  il poeta   di Assisi spiega all'Europa che la natura possiede una propria anima.
Non parla con le nostre parole ma ha lei stessa un'anima con la quale occorre andare al confronto.
Quella di  Francesco e' una spiritualita' realistica di straordinaria forza innovativa.
Di questo modello occorre oggi fare tesoro.
Il vecchio pensiero liberale si era illuso che  il dominio  mercato - denaro - tecnica avrebbe garantito la pace.
C'entra la politica, la cultura, la capacita' di riconoscersi e tradursi.
Ecco,  la traduzione.
Del suo significato profondo me ne parlava il mio caro amico Domenico Jervolino.
 Grande filosofo troppo presto scomparso 
E' la traduzione interrotta che ha prodotto la tragedia della rottura dell' Ecumene mediterranea che costringe  i figli di Abramo in un bellum civile ormai infinito.
Senza lo sforzo di conoscersi e tradursi al fine sara' la sconfitta di tutti.
Con l'egemonia  dell'unico dio, il mercato e il denaro.
Se li  non riprendono a tradursi - certo con tutti i rischi e  i pericoli che questo comporta (la radice di tra - durre e' la stessa di tra - dire) - 
sara' guerra continua.
E alla fine una tensione continua inevitabilmente porta alla guerra globale.
E quando c'e' la guerra non vince il piu' giusto ma vince il piu' forte.
Nel Mediterraneo si e' spezzato veramente qualcosa, non fu così nemmeno nell'ottavo secolo.
E anche l'occidente  - in un certo senso non c'e' mai stato l' occidente senza l' oriente - non sa piu' da tempo tradurre, riconoscere l'essenzialita' dell'altro.
Quell'occidente che fu di Francesco, del suo umanesimo sociale, della sua  capacita' di spogliarsi di se' per  poter accogliere il tutto.
Non un generico e inutile abbracciamoci  tutti ma conoscere il linguaggio degli altri per interpretarlo all'interno del nostro e viceversa.  
Chi porta questo nome che oggi festeggia,  di questa speranza - in tempi così difficili e bui -  lo voglia o no,  e' un po' messaggero.

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