di Leonardo Caponi.

Il caso di Nilo Arcudi ha riproposto la questione della presenza di organizzazioni criminali, nella fattiaspecie la 'ndrangheta a Perugia. Personalmente penso che Arcudi avrebbe dovuto dare un segnale di sensibilità politica, non necessariamente tra l'altro con le dimissioni, ma almeno una autosospensione con cessione delle funzioni pro tempore ai vicepresidenti, fino al chiarimento della vicenda. Il mio giudizio sulle sue capriole politiche è altra cosa ed è sprezzante. Ma non è di questo che voglio parlare.
Ieri un giornale locale riportava la notizia che, in un rapporto del tribunale di Catanzaro, la ricostruzione post sisma del '97, sarebbe stata, per così dire, la data ufficiale dell'avvio della presenza n'dranghetista in Umbria. Imprese e manovalanza calabresi sarebbero penetrate in Umbria gettando le radici, a partire appunto dagli appalti della ricostruzione, del sistema 'ndranghetista, destinato a un rapido e grande successivo sviluppo anche in altri rami di attività. Mi sono sentito colpito e coinvolto perchè non vorrei, con tutto il rispetto della indagine e degli inquirenti calabresi, che ne uscisse deformata e deprezzata quella che fu e rimane, a mio avviso, una delle migliori, se non la migliore esperienza di ricostruzione su scala nazionale. Fu concepito, attraverso una nuova legge, un sistema innovatito che, nel complesso, si rivelò rapido e trasparente. Per la prima volta, a proposito di imprese sospette, fu introdotto (anche su richiesta dei costruttori locali che altrimenti avrebbero subito una concorrenza sleale da parte di imprese del Sud) il Durq, cioè il certificato di ideneità e regolarità, anche e soprattutto finanziaria e dei rapporti di lavoro, delle imprese. A quella legge detti, come parlamentare di Rifondazione comunista, il mio contributo, ma il merito principale del "prodotto" fu del prof. Barberi, allora responsabile della Protezione Civvile e, la voglio ricordare, della Presidente della Regione, Maria Rita Lorenzetti e, successivamente del Commissario, divenuto poi Sindaco di Gubbio, Orfeo Goracci. Oggi, rispetto ad allora, da quello che leggo e vedo, siamo mille miglia indietro.
Vorrei ricordare che (questo non c'entra niente con la mafia) la presenza di calabresi cominciò a farsi massiva a Perugia negli anni '70 per via dell'arrivo di molti studenti all'Università. Molti di loro sono rimasti a Perugia, hanno "fatto carriera", insediandosi a posti di comando delle pubbliche amministrazioni anche grazie (ma questo, lo ripeto non c'entra niente con la giustizia, ma con la politica) al fatto di aver mantenuto uno stretto legame o appartenenza che dir si voglia, nel quale una trasversalità, diciamo così, politico "associativa", ha giocato un ruolo (come lo ha giocato per alcuni perugini). Quanto alla 'ndrangheta..., beh!..., lasciamo perdere il '97 e riflettiamo un momento sullo strabiliante insediamento di centri commerciali, super e ipermercati che hanno e stanno devastando la città. Ci vuol poco a capire che investimenti milionari di quel tipo, in un momento di calo dei consumi e di crisi economica, possono venire solo dal riciclaggio di fondi sporchi. Ma di questo le pubbliche istituzioni fingono di non accorgersi.

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